GROSSETO – “Il protrarsi dello stato di emergenza, i numeri in crescendo dei bollettini della protezione civile, l’incremento delle restrizioni necessarie, aumentano il disagio e la cappa di inquietudine e di paura verso un nemico non visibile, infinitesimale, di semplice struttura, ma potente, aggressivo e di difficile contenimento. Questa condiziona la vita e le abitudini di tutti. In particolare, aumenta il disagio e le difficoltà delle persone disabili e delle loro famiglie e caregiver”. A scriverlo, in una nota, Luciana Pericci, coordinatrice Consulta disabilità Comune di Grosseto.
“La chiusura delle scuole, dei centri diurni e riabilitativi, delle associazioni di tutela, la sospensione del servizio civile e di certe prestazioni di aiuto specifico domiciliare, rendono loro fragili – prosegue -. Molti, per condizioni indotte dalla patologia invalidante, a volte anche immunodepressi, sono maggiormente esposti al contagio. Nei numerosi e corposi decreti, susseguiti a ritmo incalzante considerato l’elevato pericolo e l’urgenza, sono stati disposti provvedimenti e a supporto della sanità, delle famiglie e dei lavoratori. Nello specifico, a parte il congedo straordinario ad integrazione dei permessi previsti dalla legge 104, i provvedimenti presi e diretti alla disabilità mi sembrano gocce nel mare dei bisogni”.
“Le unità speciali a domicilio, previste nel decreto emesso in data 10 marzo, sono di difficile attuazione, vuoi per la priorità della norma anticontagio, vuoi per la difficoltà di reperimento delle disponibilità e delle idonee protezioni, sia per le possibili diatribe legali e sindacali – va avanti Pericci -. L’onere dell’assistenza si è riversato sui Comuni e sulle famiglie, senza, per altro, supporti mirati”.
“Il lungo periodo di chiusura ha indotto le scuole di ogni ordine e grado ad incentivare le connessioni alle aule virtuali e la teledidattica – ancora la coordinatrice della Consultà disabilità -. Ciò ha fatto rilevare deficit, lacune e eccellenze del settore, non uniforme in qualità e in quantità di offerte e competenze. Per certi tipi di disabilità, inoltre, è maggiormente problematico sia per la ricettività soggettiva, sia per la difficoltà di interrelazione o di ritorno. Occorre garantire a tutti i ragazzi disabili il diritto allo studio, nelle varie forme e tecnologie, supportando coloro che per condizioni socio culturali della famiglia non sono connessi”.
“Non sempre è facile far capire ai ragazzi, in base alle loro potenzialità, le motivazioni del cambio di abitudini o di divieto di uscire – spiega Pericci -. La costrizione in casa, in certi casi, può aumentare il nervosismo, negli anziani, la solitudine e la depressione. Vi sono nuclei familiari composti da genitori anziani con figli adulti disabili, nei quali la situazione, senza aiuti, si può fare critica. Occorre non sospendere i livelli di assistenza ed intensificare i controlli per evitare il diffondersi del virus e mantenere alle persone disabili una dignitosa qualità di vita”.
“In questo massimo momento di crisi, però, il “canto degli italiani” si è levato alto, con note musicali e note solare di antica, creativa, solidale italianità, in varie forme e modalità – commenta -. In sincronia soffriamo per le Regioni maggiormente colpite, con alto tributo di vittime ed energie, plaudiamo all’impegno dei ricercatori e dei medici, infermieri, al loro sacrificio e alla loro dedizione profusa in questa sfida, che dobbiamo vincere.questo comune sentire, lo scatto di orgoglio, la sincronia di intenti, serviranno anche dopo, alla fine di questo incubo, per reagire e ripartire, oltre lo shock sanitario, sociale, economico indotto. Forse, quando finirà, non saremo più gli stessi. Forse si sarà potuto riflettere sui tagli alla sanità, alla ricerca, alla formazione, fatti per altre esigenze in passato. Forse avremo recuperato valori e stili di vita dimenticati, condannato i soliti furbi, gli irresponsabili egoisti e i truffatori di oggi e di ieri”.
“Io, da ex infermiera, provo una profonda empatia per tutto il personale sanitario, e provo un grande dispiacere per non poter, considerata la mia disabilità, dare aiuto – conclude Luciana Pericci -. Posso solo “stare a casa”, ringraziando gli esercenti e i volontari Cri per l’aiuto dato”.