CASTEL DEL PIANO – È rientrato questa mattina con il primo volo da Bangkok assieme ad altri tre amici. Cristiano Bernacchi, giornalista amiatino, ha dovuto lasciare la Cina anzitempo. Il gruppo, composto da due coppie, era atterrato in Cina il 23 gennaio per quella che doveva essere una lunga vacanza di un mese.
«Dovevamo andare a trovare il fratello di uno di noi, Timmy, un ragazzo italiano che lavora e vive in Cina con la moglie, Momo. L’idea era quella di affittare un’auto e spostarci per il paese. Senonché la situazione è presto precipitata».
«Siamo arrivati a Kunming che c’erano già stati 17 morti, che per una popolazione di un miliardo e mezzo sono nulla, in due giorni erano saliti a 56, poi 80. Abbiamo iniziato a preoccuparci». La preoccupazione è aumentata quando hanno visto al vita cambiare rapidamente: la prima sera sono andati a mangiare ad un centro commerciale, c’era gente in giro, tutto normale: nel giro di due giorni tutti giravano con le mascherine. «Ad ogni uscita autostradale ci fermavano per controllarci, misuravano la temperatura con gli scanner, c’erano tende mediche allestite».
Il gruppo vuole infatti visitare le risaie più famose al mondo e si è messo in viaggio. Ma non è così semplice: le notizie che arrivano, dalla Cina e dall’Italia, sono sempre più sconfortanti. Le famiglie sono preoccupate e fanno pressioni perché rientrino a casa, anche la famiglia di Momo parla di una situazione ormai fuori controllo: la gente fa incetta di mascherine e di viveri nei supermercati, le strade sono sempre più deserte come anche i luoghi pubblici o le attrazioni turistiche che vengono chiuse al pubblico.
Il gruppo di ragazzi decide di rinunciare alla vacanza, i due ragazzi che vivono in Cina Timmy e Momo, decidono di ritornare alla propria casa: il governo ha infatti chiesto a tutti di limitare gli spostamenti. Le due coppie di italiani invece decidono di partire per il Laos dove al momento non sembrano esserci casi di Coronavirus. L’idea è quella di ripartire per l’Italia senza più far scalo in Cina («Non volevamo far scalo a Pechino») dove ormai non si trovano più neppure le mascherine, se non al mercato nero «Abbiamo visto uno che ne comprava dieci pacchi per spedirle a casa» racconta Cristiano che aggiunge «hanno detto che di lì ai prossimi dieci giorni ci sarebbe stato il picco massimo dell’epidemia. Ci siamo preoccupati anche perché la malattia poteva essere asintomatica».
Questa mattina l’atterraggio a Roma: «La cosa assurda è che si parla delle grosse misure messe in campo agli aeroporti in arrivo dalla Cina, ma nessuno si preoccupa di controllare sui passaporti se, pur avendo fatto scalo in un altro paese, magari uno è partito dalla Cina. Nel nostro caso, ad esempio, sono stato io ad andare a dire alla polizia di dogana che anche noi venivamo dalla Cina, ma nessuno se ne è preoccupato. Sembrava non interessasse a nessuno non ci hanno neppure misurato la temperatura con gli scanner. Abbiamo anche chiamato il numero messo a disposizione dalla Farnesina e ci hanno detto che se non avevamo la febbre potevamo andare».
Una volta rientrato a Grosseto con la fidanzata Cristiano, che vive a Castel del Piano, è andato a farsi controllare in ospedale. «Di fatto però la malattia ha un’incubazione di 14 giorni, sino ad allora non ci sono sintomi, al momento è tutto a posto, ma per precauzione staremo più attenti possibili» (le foto di questo articolo sono di Cristiano Bernacchi).
Per chi volesse leggere il viaggio di Cristiano può trovare il racconto a questo LINK