MONTEROTONDO MARITTIMO – Il caso di Giacomo Termine, il sindaco di Monterotondo Marittimo licenziato dal Comune di Piombino approda in Parlamento grazie ad un’interrogazione che l’onorevole Cosimo Maria Ferri di Italia Viva ha depositato. Ferri scrive alle ministre dell’Interno Luciana Lamorgese e per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, ricordando il diritto, sancito dalla Costituzione, all’elettorato passivo. L’articolo 51, comme 1, sottolinea Ferri, stabilisce che “Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.”;
«Il Testo unico degli enti locali (Tuel) – prosegue Ferri – garantisce attuazione a tale diritto consentendo a chi sia stato democraticamente eletto di usufruire di permessi lavorativi per l’esercizio di funzioni elettive; dispone, inoltre, che gli oneri economici conseguenti debbano gravare sull’ente presso cui è esercitata la funzione elettiva, ma solo nell’eventualità in cui il datore di lavoro in favore del quale deve disporsi il rimborso sia un’azienda privata; di recente, una vicenda di forte impatto mediatico ha colpito Giacomo Termine, sindaco del Comune di Monterotondo Marittimo, in Provincia di Grosseto. Giacomo Termine ricopriva il ruolo di istruttore direttivo amministrativo presso il Comune di Piombino, con contratto sottoscritto in data 31.12.2018, previo superamento del concorso pubblico»
«Il sindaco, per esercitare il suo mandato elettivo, era solito richiedere permessi lavorativi come previsto dall’art 79 del Tuel; il 24.12.2019 l’Amministrazione comunale di Piombino ha notificato a Termine la volontà di recedere dal rapporto di lavoro, per mancato superamento del periodo di prova; secondo il Comune, le mansioni non sono state compiutamente e regolarmente svolte in quanto il dipendente ha fruito dei permessi per mandato elettivo; Anci Toscana e Anci Giovani hanno preso posizione in merito alla vicenda, affermando che si debba realizzare il principio costituzionale che sancisce il diritto di chi esercita funzioni pubbliche di disporre del tempo necessario per il loro espletamento, e al contempo il diritto di mantenere il posto di lavoro: l’esercizio delle funzioni di sindaco trova tutela nel diritto di elettorato passivo sancito dalla Costituzione e nello stesso Tuel».
«Una doverosa battaglia contro l’assenteismo non deve colpire soggetti che esercitano diritti costituzionalmente garantiti; la problematica coinvolge amministratori e sindaci di numerosi Comuni, in particolare quelli di piccole dimensioni, i quali hanno stipendi che non consentono loro di abbandonare il previgente posto di lavoro; è necessario tutelare e conciliare i diritti sia dei lavoratori che dei datori di lavoro; occorre definire una modifica all’art. 80 del TUEL, affinché sia stabilito che i costi delle ore di assenza dal servizio del lavoratore gravino sull’ente presso cui sono svolte le funzioni elettive, anche nel caso in cui il datore di lavoro sia un ente locale o, se ritenuto, un’amministrazione pubblica in genere. La modifica consentirebbe di tutelare sia il diritto dell’eletto ad esercitare pienamente le sue funzioni, sia il diritto del datore di lavoro pubblico (e, anche nel caso in specie, dei cittadini ad esso direttamente collegati) a vedersi rimborsati gli oneri relativi alle sue giustificate assenze».
Ferri chiede infine un intervento dei due ministeri per «risolvere il problema in questione, trovando un giusto equilibrio tra rappresentanza politica, diritto dei lavoratori, efficienza e buona amministrazione e conseguentemente modificare l’art 80 del d.lgs. 18 Agosto 2000, n. 267 (Testo unico degli enti locali)».