GROSSETO – «Era il 28 marzo del 2019 quando il Sindaco, su un carro di buoi, inaugurava il ponte sull’Ombrone ed il percorso ciclo-pedonale che lo collega alla città. Due opere belle e importanti per la nostra comunità, non a caso condivise da due diverse amministrazioni. Il ponte era stato progettato e finanziato dalla precedente amministrazione, mentre il percorso ciclo-pedonale era stato progettato e finanziato dall’attuale. Per quest’ultimo la Giunta Vivarelli Colonna aveva impegnato una cifra importante, 1.600.000 euro, di cui quasi la metà solo per il tratto extraurbano, quello che dal Casalone conduce al ponte attraverso l’argine». Inizia così la nota di Carlo De Martis, capogruppo Lista Mascagni Sindaco nel Consiglio comunale di Grosseto
«Ebbene, a distanza di neppure un anno quel tratto si presenta già devastato. L’acqua venuta con le piogge degli ultimi mesi e con le ondate di piena dell’Ombrone ha letteralmente scalzato intere porzioni del manto stradale. Se provate a transitarvi dovrete cimentarvi in un slalom tra veri e propri crateri che fanno rimpiangere le buche in città».
«Ho chiesto delucidazioni all’Assessore ai Lavori pubblici, il quale mi ha rappresentato l’intenzione dell’Amministrazione comunale di provvedere al ripristino delle porzioni danneggiate. Bene, ma restano molte questioni ancora aperte, e per questo ho presentato un’interrogazione per avere riscontri più precisi e dettagliati. Il percorso ciclo-pedonale che dal Casalone conduce al ponte sull’Ombrone è ubicato in piena area golenale o comunque in prossimità della stessa».
«Non ci si può sorprendere, allora, che possa essere soggetto ad allagamenti. D’altronde la stessa relazione tecnica al progetto esecutivo dell’opera qualifica il livello di ‘pericolosità idraulica’ del tracciato, dalla salita sull’argine fino al ponte, come ‘molto elevato’».
«Conseguentemente neppure stupisce che – a quanto viene riferito – gli interventi di ripristino dei tratti danneggiati saranno opportunamente eseguiti adottando tecniche diverse rispetto a quelle impiegate per la realizzazione dell’opera originaria, ovvero tecniche questa volta funzionali alle specificità del contesto in cui è ubicato il tracciato. Perché l’eventualità che quel tratto si allaghi non può ritenersi eccezionale e tantomeno imprevedibile».
«Ma a questo punto le domande nascono spontanee: non ci si poteva pensare prima? L’opera originaria è stata realizzata a regola d’arte e in conformità alle buone tecniche? E, non ultimo: il problema sta a monte, nella progettazione, oppure a valle, nell’esecuzione compiuta dalle imprese appaltatrici e subappaltatrici?»
«Certo è, intanto, che l’intervento per riparare i danni graverà sulle casse comunali, e stiamo parlando verosimilmente di alcune decine di migliaia di euro di soldi pubblici che andranno a sommarsi ai soldi pubblici che già erano stati impiegati per la realizzazione di un’opera inaugurata meno di un anno fa. Ben poco, poi, cambierebbe se tali oneri venissero rimborsati dalla Regione Toscana, perché comunque di soldi pubblici si tratterebbe. Come si dice, alla fine paga sempre Pantalone».