MASSA MARITTIMA – Venerdì 20 dicembre, nella casa circondariale di Massa Marittima, è stato inaugurato il nuovo laboratorio di trasformazione alimentare che vede coinvolti dodici detenuti in un percorso formativo di alta specializzazione.
La casa circondariale di Massa Marittima, una piccola struttura che oggi ospita poco meno di sessanta detenuti, ha sposato appieno il compito della rieducazione carceraria. Fin dalla sua apertura, si è caratterizzata per iniziative e progetti rivolti alla risocializzazione e al reinserimento dei detenuti, quasi tutti con una pena residua da scontare contenuta nel massimo di cinque anni.
I detenuti coinvolti nella formazione professionale lavoreranno dentro le mura del carcere per produrre marmellate, verdure sottolio e succhi di frutta con le materie prime delle aziende agricole locali della rete associativa Pulmino Contadino.
L’etichetta “Reati di gola” è un brand creato dagli stessi detenuti che hanno già lavorato in aula con la docente Greta Beneforti, esperta di comunicazione e grafica e presidente dell’associazione di promozione sociale Pulmino Contadino. Con i docenti Nicola Albertarelli, per il corso da alimentaristi con certificazione Haccp, e Riccardo Ceccato (ideatore della rinomata “DiSanaPianta”) per la parte nutrizionale e biologica, i detenuti hanno affrontato la parte pratica e teorica che è sfocata nell’applicazione in laboratorio con l’insegnante di cucina Margherita Vanacore e il tecnico pratico di cucina Gennaro Esposito.
“L’obiettivo – spiega la direttrice del carcere Maria Cristina Morrone, rivolgendosi proprio ai detenuti nel momento inaugurale – è che voi abbiate una buona formazione da potere spendere all’esterno. Date la vostra parte migliore a queste persone che credono nel percorso intrapreso”.
Le persone a cui si rivolge Morrone – che poi ha ringraziato Carlo Mazzerbo da cui ha ereditato il progetto, insieme al passaggio di consegne alla direzione del carcere – sono i referenti delle realtà locali che, riunite in team, hanno dato vita al percorso formativo: dal già citato Pulmino Contadino a Slow Food condotta Monteregio, attiva nel carcere dal 2006, e la sede di Follonica del Cpia 1 Grosseto, il Centro per l’istruzione degli adulti che ha integrato nel programma formativo scolastico questo bel progetto che collega l’istruzione alla formazione e quindi al lavoro.
Se questo oggi è possibile, lo si deve anche al finanziamento a sostegno di iniziative in ambito sociale con il contributo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali insieme alla Regione Toscana, vincendo il bando regionale per il terzo settore del 2018, a cui il Pulmino aveva concorso insieme al carcere con un progetto coordinato da Sauro Pareschi. A questo si è aggiunta la collaborazione con Riccardo Armini – già curatore per Slow Food di ‘Taste of freedom’, approdato nel 2015 nella casa circondariale di Massa Marittima – e con Diego Accardo del Cpia, che punta sul lavoro della comunità carceraria, agricola e territoriale per costruire una rete di sviluppo operativa basata sull’inclusione. I numeri parlano chiaro: solo l’1% dei detenuti che hanno fatto formazione e lavoro torna in recidiva, ovvero a delinquere. Contro il 68,4% dei recidivi che non hanno svolto nessuna attività professionalizzante e inclusiva.