GROSSETO – Centinaia di lettere di protesta contro l’uccisione dei cuccioli di daino e capriolo. Sono quelle giunte, almeno a quanto dichiarato dai comitati e dalle associazioni ambientaliste, presso le loro sedi. «Sulla vicenda degli abbattimenti autorizzati dal primo di agosto fino al 30 Settembre – affermano dal Coordinamento dei Comitati della Provincia di Grosseto insieme alle Associazioni WWF, LAC (Lega Abolizione Caccia), ITALIA NOSTRA e ACU (Associazione Consumatori Utenti), a cui si sono aggiunti la LAV (Lega Anti Vivisezione) e alcuni volontari di ADI (Associazione di Idee) – abbiamo promosso un evento su un famoso social network (facebook) invitando tutti gli amici a scrivere al Presidente della Regione Toscana e della Provincia di Grosseto. Ad oggi risultano inviate centinaia di mail e non è finita qui. Infatti, i volontari di ADI, hanno deciso di chiedere una mano, anche ad “Agire Ora”, un importante network in difesa degli animali, e invitato tutti gli iscritti a proseguire con le mail di protesta.»
«Ci chiediamo ancora – proseguono comitati e associazioni – come sia possibile che i cacciatori che costituiscono l’1% della popolazione siano riusciti ad ottenere, un giorno prima dell’approvazione del calendario venatorio, un aumento dei giorni di caccia di selezione da due a cinque (erano inizialmente previsti soltanto il lunedì ed il giovedì) e la possibilità di cacciare i cuccioli dal primo di Agosto nonostante il parere contrario dell’ISPRA (l’Istituto tecnico scientifico dello Stato). Ricordiamo che questi abbattimenti oltre a comportare atroci sofferenze alle madri che si vedrebbero uccidere i loro piccoli, non porteranno a riduzioni dei danni all’agricoltura che sono dovuti, soprattutto, all’introduzione di specie non autoctone a scopo venatorio. Altro grave problema causato dalla caccia è la dispersione nell’ambiente di tonnellate di piombo che vanno ad inquinare gravemente i terreni coltivati e le falde acquifere.»
«Inoltre, – sottolineano – procedere con questi abbattimenti in pieno periodo turistico, può causare gravi pericoli per l’incolumità pubblica. Basta leggere i quotidiani per sapere che negli ultimi giorni e nonostante la chiusura della caccia, un uomo con il suo fucile, ha ucciso un agricoltore dopo averlo scambiato per un cinghiale a Chieti, e nel livornese un altro ha ucciso il suocero per lo stesso motivo. Per questo, – concludono – ribadiamo il nostro “no” agli abbattimenti e non escludiamo nuove forme legittime di protesta.»