GROSSETO – Un documento unitario, messo a punto dal Partito democratico e dai Sindaci, per chiedere alla Regione Toscana di fermarsi rispetto alla decisione di smantellare le Società della salute, che in questi ultimi anni sono riuscite a garantire l’integrazione dei servizi socio sanitari. È quello che ha ricevuto in questi giorni il presidente della Regione, Enrico Rossi. «C’è una forte e crescente preoccupazione – spiega la segretaria provinciale del Pd grossetano, Barbara Pinzuti – per la situazione di incertezza rispetto al futuro delle Società della salute e all’assetto complessivo della sistema sanitario regionale per i possibili effetti della spending review. In particolare preoccupa l’ipotesi di un vero e proprio ripensamento rispetto al ruolo delle società della salute, che sono state il frutto di una scelta politica importante, garantendo in questi anni quel governo integrato del settore sociosanitario su cui abbiamo investito per cogliere e anticipare i futuri bisogni di una popolazione sempre più anziana».
A preoccupare i 18 sindaci maremmani del PD che hanno sottoscritto il documento inviato a Rossi, è soprattutto l’assoluta mancanza, in questo momento, della percezione degli effetti che un inspiegabile ripensamento determinerebbe sia in termini di sostenibilità politica che nei termini, ben più importanti, della risposta alla questione reale e indifferibile dell’integrazione sociosanitaria. «Manca infatti – aggiungono i sindaci firmatari – qualunque idea di proposta alternativa in un contesto normativo nel quale le attuali Sds potrebbero cessare di esistere entro fine anno». I sindaci del PD trovano «assolutamente condivisibile continuare ad innovare e migliorare il sistema, anche alla luce dell’attuale situazione economica», ma credono che questo «debba continuare a essere pensato come un sistema integrato, facendosi carico di garantire una governance complessa che attribuisce le materie sanitarie alle Regioni e quelle del sociale ai Comuni».
«Per questo – spiegano con tono polemico – non è accettabile che il “dibattito” si sviluppi escludendo i Comuni dalla ricerca e dal contributo alle trasformazioni necessarie. Non si può, infatti – concludono con una stoccata al governatore – attaccare il Governo Monti per la mancanza di un serio confronto, o per difendere la concertazione, senza trasformare queste posizioni in comportamenti coerenti all’interno della propria Regione».