GROSSETO – “Ha ottenuto un forte successo e l’apprezzamento delle PMI la campagna #VogliamoVivere lanciata da Confesercenti Toscana lo scorso 5 novembre” afferma la stessa associazione di categoria. “Si è dato vita a questa campagna poiché il decreto fiscale attualmente in via di definizione mette a rischio le piccole attività, già provate da una lunga crisi. È facile far pagare meno quando si eludono le imposte (attualmente si stima che il mancato introito per lo Stato sia pari a 6 miliardi di euro ogni anno, a causa dell’elusione fiscale consentita alle multinazionali del web) e quando non ci sono costi di transazione per piccoli importi”.
“Negozi e piccoli imprenditori sono schiacciati da questa concorrenza sleale e non possono più sopportare altra burocrazia, adempimenti o nuove tasse – afferma Nico Gronchi presidente Confesercenti Toscana -. Le piccole attività del commercio, dei servizi e della ristorazione sono una risorsa, non il bancomat del governo! Dobbiamo avere la forza ed il coraggio di dire Basta! Ecco perché come Confesercenti Toscana abbiamo deciso di lanciare la campagna #VogliamoVivere e la relativa raccolta firme. Vogliamo dire NO a un progetto che non tutela il piccolo commercio e mette a rischio vitalità, bellezza e sicurezza delle nostre città”.
Ecco i numeri ottenuti dalla campagna lanciata sui social: 600.000 le persone raggiunte; oltre 3000 le interazioni complessive; oltre 2000 le reazioni; circa 1000 tra commenti e condivisioni.
“Con le nuove norme rischiano di dare il colpo di grazia al commercio, che rappresenta il tessuto connettivo del Paese, e di impoverire la vita delle città. Tutto questo senza mettere mano ai nodi veri: la grande evasione, il sommerso, l’elusione fiscale operata dai grandi colossi del web, che secondo le più autorevoli fonti, ammonta a 6 miliardi di imposte all’anno. Il 19% dei profitti delle multinazionali che operano in Italia viene trasferito all’estero e i giganti del web pagano poco o niente; ad esempio TripAdvisor nel 2018 ha liquidato 22.000 euro e Twitter non ha pagato nulla. E’ doveroso sottolineare che quando i negozi sono aperti, le città sono sicure, pulite, vitali, attraenti. Quando i negozi chiudono, le città muoiono. Per questo, di fronte agli ennesimi provvedimenti legislativi e fiscali che rendono impossibile fare impresa per le attività del commercio, diciamo NO”.
“Non si può sostituire la vita reale, fatta di incontri, sguardi e strette di mano, con un mondo virtuale, dove tutto si fa online – continua Gronchi -. Noi vogliamo un altro mondo, vogliamo città vive, piene di persone. Vogliamo negozi aperti, vogliamo strade in cui ci si incontra e ci si guarda negli occhi. E soprattutto vogliamo Città sicure e ‘piene di vita’”.
“Fatturazione elettronica, trasmissione telematica dei corrispettivi, obbligo del POS, sanzioni, lotteria di Stato ecc. Non si era mai visto un fuoco di fila così concentrato su una categoria, ancora di più quando si tratta di imprese che rendono vive le nostre città: pulite, illuminate, sicure. Per questo diciamo NO al decreto fiscale che punisce ancora una volta le piccole realtà locali che fanno vivere le città – conclude il presidente Confesercenti Toscana -. Il nostro obiettivo era far arrivare in pochi giorni un NO forte e chiaro al Parlamento e al Governo ad una visione di sostanziale criminalizzazione dei commercianti contenuta nel decreto fisco, un’etichetta inaccettabile, indegna di un Paese civile. Invieremo i contenuti di questa campagna, i dati e le proposte ai parlamentari della nostra Regione, chiedendo sostegno agli emendamenti presentati a livello nazionale”.
“Siamo favorevoli all’azzeramento delle commissioni di transazione per i piccoli importi, a incentivi per i consumatori per i pagamenti con carta, una web tax per il recupero dell’elusione fiscale operata dalle multinazionali web e lotta su tutti i fronti all’evasione fiscale, ma la strada scelta scarica, ancora una volta, addosso ai commercianti costi e burocrazia; non ci convincono multe e sanzioni per mancato utilizzo del POS, lotteria di Stato sugli scontrini, tassazione sul prelievo dei contanti” conclude Confesercenti.