GROSSETO – Il Coordinamento dei Comitati della Provincia di Grosseto, insieme alle Associazioni W.W.F., L.A.C. (Lega Abolizione Caccia), Italia Nostra e A.C.U. (Associazione Consumatori Utenti), bocciano il calendario venatorio 2012-2013, approvato dalla Provincia di Grosseto, in particolare per la parte che riguarda la caccia di selezione al capriolo e al daino che prevede l’abbattimento dei piccoli nati a partire dal primo di agosto. «Riteniamo inaccettabile continuare a favorire i cacciatori e le lobby venatorie nonostante il parere contrario dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che – affermano comitati e associazioni ambientaliste – invita a non abbattere queste specie durante le fasi critiche della stagione riproduttiva e di cura della prole e quindi di posticipare la caccia di selezione almeno al 15 di agosto.»
«Riteniamo una barbarie abbattere i piccoli di capriolo e daino nel periodo di allattamento – continuano – e una sofferenza atroce nei confronti della madre che si vedrebbe uccidere i propri cuccioli. Chiunque ha un animale sa con quanta cura e amore le madri si prendono cura della propria prole. Inoltre è assurdo procedere a queste stragi in un periodo così delicato e difficile dovuto alla grave siccità che attanaglia tutto il Paese e in particolare la nostra Provincia. La mancanza di pioggia, sta provocando un aumento considerevole degli incendi e la superficie distrutta dal fuoco è triplicata rispetto all’anno precedente e di conseguenza, lo spazio vitale per il mondo animale è sempre più minacciato.»
«A questo si aggiunge la diffusione di armi da caccia, sempre più micidiali e pericolose – fanno notare – anche per l’incolumità pubblica (con visori notturni, puntatori laser e carabine il cui sparo arriva fino a 1500 metri) e che non danno nessuno scampo agli animali. Per quanto riguarda i danni all’agricoltura dovuti agli ungulati, è cosa nota l’introduzione di specie non autoctone molto prolifiche per favorire la caccia e la loro pasturazione per aumentarne il numero. Ormai tutti sanno che i cacciatori non hanno nessun interesse a ridurre il numero delle loro prede.»
«L’eccessiva pressione di alcune specie, invece, si affronta in modo efficace con politiche di sterilizzazione, recinzioni e impedendo ai cacciatori di immettere artificialmente animali nel territorio. Ricordiamo inoltre al mondo della politica che la stragrande maggioranza degli italiani non approva l’uccisione di animali per “sport” né tanto meno il finanziamento al mondo venatorio di quattro milioni di euro annui e – concludono comitati e associazioni ambientaliste – la spesa di decine di milioni per multe europee dovute all’apertura anticipata della caccia.»