GROSSETO – “Nel consiglio comunale di ieri il sindaco e la sua maggioranza hanno respinto la mozione con la quale il sottoscritto proponeva che il nostro comune aderisse a Re.a.dy, la ‘Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni antidiscriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere’, che da anni lavora per la promozione e il riconoscimento di diritti e pari opportunità per le persone Lgbt – lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender”. Lo scrive, in una nota, Carlo De Martis, capogruppo Lista Mascagni Sindaco nel consiglio comunale di Grosseto.
“Un’adesione tra l’altro non solo priva di oneri per le casse comunali – prosegue De Martis -, ma che anzi avrebbe consentito di accedere alle risorse messe a disposizione dalla regione Toscana per la realizzazione di progetti e attività. La mozione ha ottenuto il voto favorevole dei consiglieri dei gruppi del Pd, del Movimento 5 stelle e di Passione per Grosseto, che vorrei pubblicamente ringraziare, anche per gli importanti contenuti che hanno qualificato i loro interventi. Il voto contrario del consigliere di CasaPound, poi, era messo in conto (in fondo fascisti e diritti non sono mai andati granché d’accordo), così come la stanca indifferenza di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ma che gli attacchi più forti contro questa proposta, e che ne hanno decretato l’affossamento, siano giunti dalle fila del sindaco, è un fatto di assoluta gravità. I consiglieri della lista Vivarelli Colonna, Renato Algeri e Olga Ciaramella, nei loro interventi sono riusciti a concentrare l’intera galassia degli stereotipi e della disinformazione che ruota intorno al mondo Lgbt, e che costituisce il più micidiale combustibile per continuare ad alimentare quella ‘cultura’ che, purtroppo, ancora nel 2019 affligge la nostra società”.
“E’ appena il caso di rammentare che in Italia un cittadino su quattro è convinto che l’omosessualità sia una malattia, così come un cittadino su quattro associa omosessualità a immoralità – continua il consigliere -. Un cittadino su cinque addirittura ritiene poco o per niente accettabile avere un collega o un amico omosessuale, e le percentuali di ‘diffidenza’ aumentano di fronte all’idea che persone omosessuali possano ricoprire ruoli nell’insegnamento, nella sanità o nella politica. Ancora peggiore, se possibile, il rapporto con le persone transessuali e transgender”.
“Un’occasione persa per consentire al nostro comune ed ai suoi organismi, a cominciare dalla commissione pari opportunità, di poter lavorare su tematiche di grande importanza e complessità approfittando delle competenze e dell’esperienza maturata in tanti anni da una rete nazionale di pubbliche amministrazioni. Un’occasione persa per dare un segnale concreto, al di là delle chiacchiere, a tutte quelle persone che rivendicano da noi amministratori un supporto nella loro quotidiana battaglia per le pari opportunità, ed ancor più a tutte quelle persone che non hanno neppure la forza per dare voce alle proprie istanze, alle proprie sofferenze, proprio perché schiacciate da una società che verso di loro quando va bene mostra diffidenza, e quando va meno bene discriminazione, odio e violenza. Infine, un’occasione persa – conclude Carlo De Martis – da colui al quale è stata affidata la responsabilità della nostra comunità, nell’interesse non di una parte ma di tutti, e che avrebbe il dovere di garantire a ciascuna persona, a prescindere dal suo orientamento sessuale, il diritto alla propria identità in ogni ambito della vita”.