L’indice del tempo libero elaborato dal Sole 24 Ore avvalora alcune certezze e dà qualche spunto di riflessione utile a ragionare sul futuro della provincia di Grosseto.
Naturalmente, considerati gl’indicatori settoriali della classifica che poi a fine anno saranno integrati nella graduatoria sulla “Qualità della vita nelle province italiane”, si tratta di considerazioni che hanno a che vedere in buona parte con la vocazione turistica del nostro territorio. Non potrebbe essere altrimenti.
Il 7° posto di Grosseto nella graduatoria finale del «tempo libero», quindi, è la fotografia che sarebbe lecito aspettarsi della nostra condizione. Siamo infatti un territorio molto vasto, 4500 kmq, che ha una bassa densità abitativa, con quasi il 30% di pensionati e poco più di 91.000 unità di lavoro equivalenti su una popolazione residente di 223mila persone. 5.8 milioni di presenze turistiche e 1.3 milioni di arrivi.
Una zona nella quale, evidentemente, una bella fetta delle attività legate al tempo libero in termini economici dipendono dall’incidenza elevata del turismo. Che in media in Italia ha un impatto diretto sul Pil del 5,5%, ma che calcolato in termini di impatto complessivo – secondo il modello econometrico del “conto satellite del turismo” (Istat) – arriva più o meno al 13% del prodotto interno lordo.
Considerato che in provincia di Grosseto l’81% del valore aggiunto è riconducibile al settore dei servizi, che comprende il comparto turistico, anche in assenza di studi di settore specifici, è molto probabile che l’impatto complessivo del turismo sull’economia maremmana superi abbondantemente il 13% del Pil.
Lo si ricava, ad esempio per deduzione logica, dal 4° posto nella graduatoria del tempo libero per quanto concerne l’indicatore «ricettività e natura», con 257 agriturismi ogni 1.000 kmq. Oppure dal 5° piazzamento relativo a «ristoranti e bar», con 970 esercizi ogni 100.000 abitanti. È infatti evidente che un bar o un’attività di ristorazione ogni 104 residenti non potrebbero sopravvivere senza i consumi dei turisti. A meno che durante l’anno ogni maremmano non s’abbuffi di quantità smodate di caffè, paste, vermouttini e camparini, e vada a mangiare fuori una sera sì e una no. Anche se stando alle rilevazioni Istat, nel caso dei servizi di ristorazione, in media solo il 23,5% del fatturato sia attribuibile alla domanda turistica.
Coerente con questa visione è tutto sommato l’apparente non esaltante 35° piazzamento nella graduatoria della «densità turistica», con 2.775 turisti per kmq. In questo caso la bassa posizione rispetto ad altri indicatori dipende dl fatto che il nostro territorio provinciale è molto vasto e quindi, anche se le presenze sono concentrate sulla costa, la densità turistica è relativamente bassa. Un indice della “forza” turistica della Maremma è anche la 12esima piazza nell’indicatore «permanenza nelle strutture», con 4,8 notti a turista. Anche se dieci anni fa le notti erano 5.8. Ma va tenuto conto del fatto che la contrazione media dei pernottamenti è un trend generale.
L’8° posto per il «cinema», con 85 spettacoli ogni 1.000 abitanti. Il 14° per le «librerie», 9.9 ogni 1000 abitanti. Il 44° per il «teatro», con 1.9 spettacoli ogni 1.000 abitanti. E il 5° per l’indicatore «sport», con 7.9 eventi ogni 1.000 residenti. Si riferiscono invece per il tipo di consumi più a chi vive il territorio 365 giorni all’anno. E testimoniano di un buon livello di benessere e di attenzione alla cultura, confermati dal 27° piazzamento di Grosseto nella classifica delle «spese per cinema e teatro», con un esborso pro capite di 16,6 euro (alle spalle di Firenze, Prato, Pisa e Livorno). Considerato che la spesa pro capite è poco rappresentativa, e tenuto conto che la cultura non è per molti una priorità, a naso ciò significa che – al netto di quel che spendono i turisti – in Maremma c’è un ristretto numero di persone che spende annualmente cifre ingenti per consumi culturali. Un ambito sul quale ci sarebbe quindi da lavorare per ampliare la base di questo tipo di domanda. Tenendo conto che a monte andrebbe affrontato il problema del reddito disponibile, visto che Grosseto è da anni in sofferenza economica.
Concludendo, l’ambito sul quale concentrare gli sforzi sembrerebbe quello relativo a «concerti», 43° piazzamento con 0.7 eventi ogni 1.000 abitanti, e soprattutto su «mostre ed esposizioni», 76° posto per 0.2 manifestazioni ogni 1.000 residenti. Soprattutto in chiave di attrazione di un turismo qualificato e connotato da un’alta capacità di spesa. Con l’obiettivo d’incrementare i 35 euro di spesa pro capite per «tutti gli spettacoli» che vale il 30° posto nella classifica dell’indicatore.
Le manifestazioni culturali, non a caso, sono un motore sempre più determinante per l’economia generata dal turismo. Con gli studi di settore che quantificano in 2.5-3 euro il ritorno sul territorio per ogni euro investito in cultura.
Ma questo aprirebbe un ragionamento articolato su cosa significhi individuare una vocazione e fare turismo in una logica industriale. E in quest’occasione è meglio soprassedere.