ARCIDOSSO – «In questi ultimi giorni abbiamo assistito a comportamenti al limite della censura da parte del sindaco uscente Marini che ha approfittato del suo ruolo istituzionale per tirare acqua al mulino della sua lista elettorale e rendersi protagonista di vergognose omissioni dal sapore vagamente elettorale» afferma Guendalina Amati candidata sindaco della lista “Rinasci Arcidosso!”. «Nello specifico mi riferisco all’evento “Mens sana in corpore sano” e alla richiesta di sgombero del Palazzone. Nel primo caso si è trattato di un’iniziativa di confronto sullo sport che si è tenuta in sala consiliare sabato scorso ed a cui hanno partecipato, tra l’altro, il delegato CONI di Grosseto Daniele Giannini. Quest’ultimo, convinto che si trattasse di un evento patrocinato dall’amministrazione, e non promosso da una parte politica, ha dato fin dall’inizio il suo assenso, salvo poi trovarsi di fronte ad un parterre di simpatizzanti politicamente schierati ed essere costretto a precisare che la sua non era una presenza a supporto del progetto politico del soggetto promotore, ovvero Arcidosso comunità viva».
«Oltre all’imbarazzo della platea e del sindaco che, di fronte a questa dovuta presa di distanza, è stato costretto a fare un passo indietro e a farfugliare vaghe giustificazioni di circostanza, è ovvia la pessima figura fatta da un’amministrazione che, se avesse gestito la cosa in maniera trasparente e corretta, avrebbe potuto rendersi protagonista di un confronto degno di nota, portando lustro non solo a se stessa ma anche all’intera comunità – prosegue Amati -. Nel secondo caso invece Marini, facendosi latore della richiesta di una onlus interessata all’acquisto del Palazzone, non si sarebbe degnato di informare gli attuali fruitori degli spazi della richiesta di sgombero avanzata dalla prima, pur sapendo questa cosa già da molto tempo. Il tutto causando estremi disagi a coloro che, senza un congruo preavviso, saranno costretti a fare fagotto in fretta e, sempre in fretta, cercare un’altra sistemazione. Un’omissione imperdonabile perché dolosamente coltivata nella speranza di non alzare un polverone proprio alla vigilia delle elezioni . Peccato per lui che la cosa si sia venuta a sapere causando, come è normale che fosse, un malcontento diffuso. Ritengo che una persona così non possa essere il degno rappresentante di una comunità costituita prevalentemente da gente semplice e onesta che ancora oggi crede nella correttezza dei comportamenti e nel valore della parola data».