GROSSETO – Nel prossimo numero di Annals of Tourism Research, la più importante rivista scientifica di turismo a livello mondiale, sarà pubblicata una ricerca realizzata in Maremma dal corso di laurea in Economia e sviluppo territoriale dell’università di Siena, sede di Grosseto. Un lavoro svolto dalla dottoressa Valeria Faralla, ricercatrice del dipartimento di economia politica e statistica, coordinato dal professor Salvatore Bimonte (nella foto) e finanziato dalla Regione Toscana e dal ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Oggetto un confronto tra il turista balneare da un lato e i visitatori del parco regionale della Maremma dall’altro. Ne abbiamo parlato proprio con il professor Bimonte. “I parchi – spiega – sono laboratori naturali dove studiare le dinamiche degli ecosistemi e tutelare gli ambienti naturali e la varietà biologica. Essi rappresentano una sorta di “banche locali” dove depositare i nostri risparmi di natura necessari a garantire il futuro. Allo stesso tempo, costituiscono i luoghi ideali dove sperimentare forme di sviluppo durevole, in cui la sostenibilità è declinata nella sua dimensione economica, sociale ed ambientale. Per questo, i parchi diventano anche laboratori naturali per lo studio di fenomeni sociali ed economici, insomma un valore aggiunto per i territori, Proprio partendo da queste constatazioni, e considerando le caratteristiche territoriali e turistiche della Maremma, si è deciso di svolgere uno studio conoscitivo su due tipologie di turisti: il visitatore del parco, considerato rappresentativo del cosiddetto turista-natura, ed il turista balneare, più simile per le sue caratteristiche al turista di massa. Lo studio ha dimostrato che il visitatore del parco, rispetto al turista balneare, è più incline ad integrarsi con la cultura e le risorse locali, ha un livello di scolarizzazione e di reddito mediamente più elevato, è maggiormente preoccupato dell’impatto ambientale e culturale, più interessato ai prodotti locali e biologici ma, soprattutto, presenta una spesa media giornaliera più alta e più rivolta, appunto, all’acquisto di prodotti del territorio, cosa che garantisce un più elevato effetto moltiplicativo della sua spesa sull’economia locale”.
Seppur per molti aspetti innovativo, soprattutto perché condotto in termini comparativi, lo studio conferma quanto emerso in altre ricerche condotte altrove. Quello che invece nessuno aveva mai testato e dimostrato è che il turismo a contatto con la natura, oltre a generare effetti positivi per il territorio ospitante, genera benessere per le persone che lo praticano. Il turismo-natura, quindi, non solo sarebbe più sostenibile in termini di impatto “esterno”, cioè di impatto sull’ambiente (nella sua accezione più ampia), ma lo è anche in termini di impatto “interno”, cioè sulla felicità percepita dagli individui.
Quello della felicità è un tema molto articolato e storicamente dibattuto tra studiosi di diverse discipline, soprattutto filosofi e psicologi. Recentemente l’argomento ha attirato l’attenzione degli economisti, divenendo un tema importante della ricerca e del dibattito economico. E studiare se esiste una relazione tra economie, tipologie di turismo e felicità percepita era appunto lo scopo principale della ricerca svolta in Maremma.
“Per catturare questi aspetti – prosegue Bimonte – la ricerca è stata impostata su turisti che apprezzano/scelgono una risorsa naturale, il mare e il parco, anche se l’utilizzo fatto della risorsa è diverso. Nel primo gruppo il valore di base è l’individualità, l’orientamento della persona è rivolto verso i propri bisogni e la partecipazione ad una attività è principalmente legata a ragioni strumentali (ricerca di rendita, status sociale). Nel secondo gruppo, invece, al valore di base si aggiunge un elemento trascendentale; l’orientamento, infatti, pur rimanendo individuale, permette il soddisfacimento dei bisogni dell’altro (persone, gruppi, cose, cause) e la soddisfazione deriva anche dalla sensazione che le proprie azioni o le attività svolte hanno un impatto positivo sugli altri.
Ma a quali conclusioni giunge la ricerca? “Ormai da più parti – sono ancora parole del professor Bimonte – si sostiene che le misure quantitative del benessere sociale (come il pil) danno una misurazione solo parziale del vero benessere. Esse colgono solo la parte numerica e materiale, considerando unicamente gli aspetti e i beni che transitano nel mercato e, quindi, che hanno un corrispettivo monetario. Noi, con la ricerca svolta in provincia di Grosseto e all’Uccellina, certifichiamo l’importanza di altri fattori che generano benessere. Portiamo un contributo in questa direzione. Essa conferma che i turisti-natura sono più felici dei turisti balneari e che tale relazione è statisticamente significativa, cioè che, a parità di altre condizioni, le differenze dipendono dalla tipologia di turismo di appartenenza”.