MASSA MARITTIMA – C’è maretta nel Pd di Massa Marittima. L’accordo con i repubblicani fatto da Marcello Giuntini ha creato una spaccatura insanabile all’interno del partito, fino a portare alle dimissioni del segretario dell’Unione comunale Paolo Bicicchi.
Bicicchi critica aspramente gli accordi presi dal sindaco uscente, che, sempre secondo il segretario Pd dimissionario, conterrebbero «indirizzi elettorali di destra liberista». Tra questi la costruzione di alcune case di lusso e la privatizzazione di una parte del Lago dell’Accesa.
«Il Partito Democratico dal 16 gennaio ha confermato Giuntini per un secondo mandato come proprio candidato sindaco e ha stabilito di lavorare congiuntamente per confrontarsi con gli altri attori politici al fine di ampliare il più possibile l’alleanza con le forze del centro sinistra e con quelle laiche e moderate. Avevamo quindi sviluppato il confronto con i rappresentanti dell’area laico-repubblicana con, al tavolo, la delegazione PD, costituita dall’intera segreteria dell’Unione Comunale e dal candidato sindaco Giuntini».
«Ottenuta la ricandidatura, Giuntini ha operato per suo conto – prosegue Bicicchi -, sottoscrivendo con l’area laico-repubblicana un accordo pesantissimo, di fatto in nome e per conto del PD, in totale dispregio degli organi del partito stesso, volutamente esclusi e informati solo a cose fatte, con la consegna di una copia degli accordi alla segreteria dell’Unione Comunale. Tutto ciò rende evidente che il Giuntini considera il PD cosa sua a cui imporre e far accettare accordi presi alle spalle con i quali il partito è consegnato ad una evidente sudditanza ai repubblicani. Ha firmato da solo un accordo con l’area laico-repubblicana, indebitamente impegnativo per il PD, che contiene indirizzi elettorali di destra liberista, mai discusso negli organi del Partito Democratico e, peraltro, a grandi linee già anticipato dal Partito Repubblicano Italiano nella sua conferenza stampa. Accordo dove, tanto per dire, si parla di destinare indicativamente otto ettari di collina, dall’ospedale verso “Schiantapetto”, ad edilizia signorile o di pregio, descritta come “modello Punta Ala”, ma anche di convertire il lago dell’Accesa, da libero bene comune, ad uso turistico di pregio con balneazione a pagamento».
«Praticamente, con un paese in crisi demografica e centinaia di appartamenti vuoti, si propone un piano di edilizia per “ricchi”, mentre il lago dell’Accesa per due terzi viene di fatto privatizzato e trasformato in una piscina a pagamento, con un terzo che rimarrà destinato a riserva integrale e quindi chiuso all’uso pubblico. Bastano questi due punti, ma ce ne sono molti altri, per poter dire che quell’accordo costituisce un insulto al nostro elettorato al quale dovremmo, invece, parlare di lotta alle povertà vecchie e nuove, di come affrontare la mancanza di lavoro, di difesa dei diritti dei meno abbienti, di tutte quelle che dovrebbero essere le nostre proposte in una zona in cui le priorità non sono certo le ville signorili o la balneazione a pagamento che toglierà il lago dell’Accesa al pubblico utilizzo».
«Il PD non è un autobus su cui salire per farsi ricandidare e poi scendere quando si preferisce per andare a sottoscrivere discutibili accordi personali con chi ci pare, senza più discutere con nessuno – critica aspramente Bicicchi -. Non ci sto a questo gioco al massacro del PD e non ci sto a questi giochi indegni per il “potere”. Mi sono dimesso per non avallare tutto questo e per non offrire con la mia storia personale una foglia di fico con cui coprire un modo di fare politica nelle segrete stanze che non mi appartiene e credo non piaccia alla maggior parte dei cittadini. Volutamente non ho chiesto nessuna votazione nell’Assemblea considerato che sarebbe stata solo una conta interna e avrebbe danneggiato il partito ancor più del discutibile accordo. Non mi interessa una vittoria di Pirro: mi interessa il bene del Partito».
«Mi sono dimesso per riaffermare le ragioni della buona politica e salvaguardare la dignità mia personale e del Partito Democratico di Massa Marittima che ho rappresentato. Mi auguro che le mie dimissioni servano perché il Giuntini ed il PD effettuino una seria riflessione che possa portare a rivisitare quell’accordo ed eliminare dal programma elettorale quelle proposte inaccettabili per un partito di sinistra. Sono orgoglioso di essere uno dei soci fondatori del Partito Democratico e quindi rimarrò iscritto per continuare la battaglia affinché la politica torni ad essere pulita e ad occuparsi dei problemi veri dei cittadini con spirito di servizio».