GROSSETO – «Ancora non è chiaro il valore dei parametri che determineranno la sopravvivenza o meno delle Province – dichiara il presidente della Provincia di Grosseto, Leonardo Marras – ma se rimanessero quelli annunciati tutte le Province toscane saranno abolite, eccetto Firenze. Che peraltro sarebbe trasformata in “Città metropolitana”. Una situazione paradossale e unica in Italia, tanto più che le Province della nostra regione pagherebbero cara la virtù di essere composte da pochi Comuni. La Toscana, infatti, per effetto della lungimirante riforma dei Lorena al tempo del Granducato, ha in tutto 287 Comuni a fronte, ad esempio, dei 315 della sola Provincia di Torino. Nell’immediato, però, il problema più grave sta nelle conseguenze del decreto sulla spending review: l’ulteriore taglio di 1,5 miliardi alle Province, infatti, significa il dissesto finanziario per la metà di loro (molte in Toscana, e rischia anche Grosseto)».
«Quanto al merito della riforma delle Province – aggiunge Marras – chiarisco che nessuno di noi vuole alzare barricate corporative, e che siamo pronti a ragionare degli accorpamenti tra Province in Toscana senza resistenze e logiche di conservazione dello status quo. Ciò che lascia sgomenti, tuttavia, è la superficialità della proposta del Governo, che ricalca quella dello scorso anno, anche se c’è un timido segnale di apertura: il decreto rimanda al Consiglio delle autonomie locali delle Regioni che si deve esprimere. Per quanto mi riguarda, per l’avvio di una seria trattativa sono irrinunciabili alcune condizioni:
1. Che le Province continuino ad essere Enti elettivi con un forte mandato popolare. L’esclusione della legittimazione democratica sarebbe una carenza devastante, che renderebbe le Province davvero inutili e ostaggio di pulsioni localistiche, oltreché prive di soggettività istituzionale nel confronto con la Regione e con lo Stato.
2. Che, una volta definita una proposta di accorpamento, si promuova in Toscana un referendum consultivo per chiedere ai cittadini se sono d’accordo. Sono scelte enormi rispetto alla storia e né io, né altri presidenti di provincia, né Rossi, abbiamo un mandato per decidere su questo per conto di 3,5 milioni di Toscani.
3. Che la Regione Toscana dichiari sin da subito di delegare alle nuove Province tutte le competenze amministrative di area vasta nelle materie su cui legifera, invece di dimostrare ogni giorno il contrario. Va assolutamente scongiurato il rischio di una Regione neocentralista, mostro burocratico lontano dai cittadini.
4. Che si sblocchi il patto di stabilità per non sovraccaricare di debiti strutturali i nuovi Enti risultanti dagli accorpamenti (si partirebbe subito in perdita, un disastro!).
5. Sciogliere contestualmente i 3.127 enti e società dei ministeri e delle Regioni che svolgono funzioni pubbliche senza che nessuno ne conosca nemmeno l’esistenza, i consorzi di bonifica, le agenzie che si sono moltiplicate anche in questi ultimi 2 anni. Che si razionalizzino le Prefetture e tutti gli Uffici dello Stato sul territorio su cui il decreto del Governo è fin troppo vago (le strutture ministeriali sono molto, molto, molto potenti…).
Osservando le cose dalla “provincia”, temo tuttavia che né il Parlamento né il Governo abbiano la forza di affrontare questi temi. Anche se devono sapere che noi siamo pronti a discutere da subito.»