GROSSETO – «La Provincia di Grosseto riprova, col profilo più basso possibile che la legge le impone e il pudore le suggerisce, a rimettere all’asta il demanio pubblico che fa parte della Riserva Naturale Regionale della Diaccia Botrona, una delle aree umide più importanti d’Italia, ultimo lembo del paesaggio della Maremma d’un tempo» ad annunciarlo , in una nota, è il presidente della sezione territoriale di Italia Nostra, Michele Scola.
«Il profilo – chiarisce Scola – è volutamente basso, nel tentativo di passare inosservata. L’associazione Italia Nostra, infatti, nel tentativo precedente, fortunatamente inficiato dall’asta deserta, aveva denunciato l‘inopportunità della scelta di alienare i beni. Il demanio pubblico, infatti, appartiene al popolo italiano a titolo di sovranità, ed una pubblica amministrazione ha il dovere di amministrarlo con la diligenza del “padre di famiglia”, tanto più che questo patrimonio è stato ricevuto dallo Stato, a seguito della disastrosa legge Tremonti sul federalismo demaniale (una legge che grida vendetta, e che dovrà essere affrontata da questa maggioranza, quanto prima, nonostante gli evidenti contrasti culturali interni). La Provincia di Grosseto, invece, intende ripienarci buchi di bilancio da destinare, ahimé, alla spesa corrente (manutenzione stradale, ecc.). Ora, se l’intento di manutenere le strade è sicuramente lodevole, assai meno lo è l’intenzione di effettuarlo con entrate una tantum. Questa eventualità ci fa sorgere il timore circa le risorse cui si pensi di ricorrere per la prossima spesa corrente: una volta finiti i beni, non resta storicamente che mettere in commercio la libertà. Ed in effetti, a legge Tremonti non ha altro scopo che quello di costringere gli enti territoriali più piccoli, una volta ridotti alla canna del gas, a svendere il proprio patrimonio ai privati».
«Questa vicenda della Riserva Regionale della Diaccia Botrona – dice ancora il presidente – è quindi paradigmatica ed emblematica del pasticcio combinato dalla politica, di destra e di sinistra, succedutasi negli ultimi anni. Mentre infatti la destra (contrariamente alla sua natura e alla sua storia) ha deciso di indebolire il demanio statale a favore dei demani locali, la sinistra (contrariamente alla sua natura e alla sua storia) ha indebolito gli enti locali, e nello specifico ha quasi ammazzato le province, a seguito della dissennata proposta referendaria di riforma costituzionale, andata poi fallita, mentre il Consiglio Regionale Toscano pensava bene di portarsi avanti nell’avventata convinzione della vittoria referendaria, disperdendo di fatto le competenze delle province toscane prima di aver ucciso l’orso costituzionale. E adesso si ritrova con un ente, la provincia, che definire “zombie” sarebbe un eufemismo: alcuni scampoli di competenze residue, e tra queste le strade provinciali, con uno sputo di risorse umane e finanziarie».
«Ecco quindi che il cerchio si chiude – aggiunge Scola – la Provincia di Grosseto vende una serie di terreni demaniali su molti dei quali, tra l’altro, già riscuote una rendita (quindi, senza necessità contabile di vendita). Molti cittadini son contenti, tanto a loro basta andare in macchina nelle strade, non nelle paludi, e almeno fino alle prossime buche sull’asfalto. Le associazioni ambientaliste sono tagliate fuori, perché non hanno il tempo tecnico per deliberare un acquisto ed organizzare una raccolta fondi. Su tutta questa scena, allora, girano gli avvoltoi, pronti a gettarsi, senza concorrenti, per due lire, sulle povere spoglie del patrimonio pubblico, dopo aver atteso, nelle aste volutamene deserte, che anche gli ultimi spasimi di agonia si siano spenti al ribasso».
«La Provincia di Grosseto – conclude il presidente – avrà forse il suo osso spolpato come premio del fedele servigio reso al padrone privato. Aveva infatti promesso alle associazioni di protezione ambientale che, in occasione della prossima asta, avrebbe concesso, non un mese ma ben due di preavviso, quando sarebbe invece necessario almeno un anno. Ma si sa: i privati, se ben intenzionati e forniti di liquidi, ci mettono pochi minuti a decidere. Quella promessa puzzava di menzogna, più forte di quanto puzzino le carogne su cui si avventano gli avvoltoi. Per fortuna, ma solo come magra consolazione morale, nessuno ci ha creduto».