GROSSETO – «Si apprende dalla stampa di come la Regione Toscana abbia intenzione di proporre il paesaggio della Bonifica Maremmana come bene tutelato dall’Unesco. Italia Nostra, associazione a tutela del paesaggio, è nettamente contraria a questa scelta» ad affermarlo è il presidente di Italia Nostra Michele Scola. «La motivazione è culturale e normativa. Per la Convenzione europea, infatti, il paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. Quindi nel concetto di paesaggio entrano tutte quelle percezioni, mediate dalla cultura della popolazione che ci vive, e che da esso trae una parte consistente della propria identità psicologica e culturale».
«Non possiamo che rimarcare con forza che la percezione della Maremma, sia da parte dei suoi abitanti che da parte della cultura nazionale, non è assolutamente legata al paesaggio di Bonifica, bensì al paesaggio della transumanza, delle paludi, del pascolo brado ed estensivo dei bovini con i butteri, della caccia e della resistenza umana di fronte alle asperità della natura. Proprio quel paesaggio arcaico ed identitario che la Bonifica ha, di fatto, cancellato. Il paesaggio della Bonifica, pur avendo una certa dignità, specialmente per alcune opere storiche, risulta per lo più nato da processi alloctoni, piuttosto che autoctoni, e si è inserito in modo che, giudicato con le lenti culturali attuali,e alla luce degli ormai consolidati strumenti normativi, sarebbe sicuramente ritenuto altamente impattante da un punto di vista culturale ed ambientale».
«Il nostro patrimonio culturale nazionale, che coinvolge la percezione e l’identificazione psicologica ed antropologica della popolazione locale e dell’intero paese, è scolpito in produzioni artistiche che testimoniano quel celebre paesaggio, cancellato in tempi ancora abbastanza recenti, dalla Bonifica – continua Scola -. Pensiamo infatti ai quadri del Fattori, o ai racconti di Fucini, o alle suggestioni di Dante, al patrimonio antropologico ben rappresentato dalla “Maremma Amara”, celebre canzone, o addirittura da quel grande manifesto della paesaggistica pre-novecentesca, che è “Traversando la Maremma Toscana”, di Giosuè Carducci, che ha voluto rappresentare paradigmaticamente, propriocon la Maremma del 1885, il concetto di paesaggio identitario, quasi somatico, che poi diverrà con Croce il “Volto Amato della Patria”. In questo contesto culturale, ripetiamo, la Bonifica non ha mai completato quel processo di “annessione culturale”, di cui tanto ha scritto, ad esempio, Turri».
«La Bonifica ha piuttosto innescato storicamente alcuni processi di riconosciuto degrado paesaggistico, come l’inalveazione artificiale dei fiumi, la soppressione delle foreste planiziarie, l’eliminazione della vegetazione riparia, il prelievo idrico e, soprattutto l’agricoltura intensiva, la sua organizzazione capitalistica, lo sfruttamento della fertilità del suolo, la scomparsa dei pascoli, fino agli elementi di estremo degrado, rappresentati dalle opere agro industriali, come i capannoni e le centrali di biogas. La proposta di tutela Unesco rischia di legittimare questi elementi e processi di degrado, che ancor oggi vengono spinti da certa politica come modello economico di riferimento. Chiediamo pertanto alla Regione Toscana di ricalibrare la sua proposta, proponendo piuttosto la tutela di quegli ultimi, superstiti lembi di autentico paesaggio Maremmano, facendosi inoltre attiva promotrice del restauro paesaggistico del resto del territorio».
«Nell’ambito della Bonifica, proponiamo di recuperare e tutelare, più che il paesaggio, piuttosto le opere migliori: quei canali artificiali all’interno della città di Grosseto,così come risultano ancora dalle cartine del Catasto Leopoldino, oggi interrati o tombati, che tanto avrebbero costituito,se li avessimo conservati, elementi di grande pregio urbanistico. Proponiamo di ripristinare il Canale Diversivo, anche funzionalmente. Quest’opera,dopo aver mitigato, fra le altre cose, il rischio di alluvione nella città, è stata trattata con ingratitudine dalle autorità politiche, tombata nel tratto cittadino, prosciugata, e spianati gli argini. Sono inoltre da tutelare le opere idrauliche (caselli, idrovore, ponti, strade, ecc… ) e da rimuovere gli elementi di degrado paesaggistico che la Bonifica ha introdotto, come i campi geometrici senza filari alberati, gli elementi di agricoltura intensiva, il reticolo idraulico “scolante”, e tutti gli altri aspetti ispirati alla disarmonia dei rapporti di produzione (tanto per dirla col Sereni), dove ancor oggi si annida lo sfruttamento dell’uomo e della natura a vantaggio della speculazione. Questa associazione lancia un appello agli intellettuali, affinché agiscano per promuovere il ripristino del vero paesaggio identitario della Maremma» conclude Scola.