ARCIDOSSO – Due cani uccisi in dieci giorni, 30-40 pecore sbranate ogni anno «Adesso dico basta, non rimpiazzerò più i capi uccisi, rinuncio alla mia attività» Giacomo Franceschelli è esasperato ma anche rassegnato. Domenica mattina ha trovato, dentro un fosso, uno dei suoi pastori maremmani. Ucciso dai predatori. Stessa sorte toccata, solo dieci giorni prima, ad un altro dei suoi undici cani. Un attacco avvenuto di giorno «Di notte gli animali stanno dentro il recinto o dentro il capannone, cani e pecore assieme. Di giorno invece il recinto è aperto, le pecore pascolano e soprattutto devono avere accesso all’acqua».
Sabato Franceschelli, che vive in località Le Vene, sul monte Labro, si è accorto che mancava un cane un pastore maremmano da guardiania. Lo ha cercato inutilmente, per trovarli sabato, ormai senza vita, in un fosso, ad un centinaio di metri dall’ovile. Un cane giovane, di un anno e mezzo circa, come anche l’altro trovato morto il 30 gennaio scorso. «Ibridi o lupi che siano ormai non stiamo parlando più di animali solitari, ma di branchi, che attaccano anche di giorno. Quel che ritrovo, il più delle volte, è un po’ di lana, qualche osso. Anche perché dopo i predatori ci passano i cinghiali a finire il lavoro».
«Perdo 30-40 capi all’anno – prosegue Franceschelli – e due tre cani. Dal 2010 al 2016 ho perso 400 pecore. In principio ne avevo 5-600. ne avevo anche ricomprate 200: avevo 22 cani, i recinti, pensavo bastasse, e invece non è stato così. Adesso ho poco più di 200 capi, ma non rimpiazzo più, né quelle vecchie, né quelle che vendo o che mi vengono mangiate. Basta così. Il latte tanto viene pagato meno di niente, e tra questo e i predatori con questo lavoro non si può più vivere».