GROSSETO – “Subito interventi a sostegno della filiera del grano duro di Maremma. Ci aspettiamo risorse dal Ministero per incentivare tale produzione di altissima qualità che viene qui coltivata e capace di fornire la materia prima d’eccellenza per l’industria pastaria. In caso contrario il granaio della Toscana rischia la desertificazione.“ Quello che lancia il presidente di Confagricoltura Grosseto, Attilio Tocchi, è un grido accorato perché questa nostra peculiarità non venga dispersa e rappresenti un valore aggiunto da incentivare economicamente.
Lo sfogo avviene “all’indomani delle promesse del ministro Centinaio che avrebbe annunciato il rinnovo dei contratti di filiera della campagna 2019 per il quale sono stati individuati 20 milioni di euro complessivi del biennio 2020/2021. Teniamo conto – spiega il presidente – che le nostre aziende agricole sono stremate. La maggior parte stanno lavorando sottocosto ormai da anni. L’abbassamento dei prezzi di mercato, riscontrato nelle principali granelle, e ben sotto i costi di produzione ha messo a dura prova chi coltiva il grano duro, condizionando le scelte imprenditoriali agricole.” Come ormai accade da anni in termini di superfici la produzione di grano in Maremma è la prima per estensione, ma rischia di essere un pallido ricordo se non ci saranno interventi.
“Ci aspettiamo – auspica Tocchi – la messa in campo di tutte le misure che possono rafforzare la produzione con una maggiore sostenibilità che passi da una strategia di sistema, che porti ad una migliore qualificazione. Per questa ragione vanno curati di più i rapporti di filiera, dove gli attori, ognuno per la propria specificità del ruolo, contribuiscano al miglioramento della competitività e ad una più equilibrata distribuzione del valore, secondo una logica di lungo termine, per rendere più innovativa, virtuosa e competitiva la filiera, toscana prima e italiana poi, del grano e della pasta. Noi il grano migliore già lo produciamo e questo va a vantaggio del consumatore, della nostra agricoltura e dell’ambiente.”
Solo per fare comprendere il potenziale esistente, basti pensare che il fabbisogno di frumento duro dall’industria molitoria si attesta attualmente a circa 5,6 milioni di tonnellate, coperto mediamente solo dal 60% della produzione nazionale. “Ciò è la diretta conseguenza del deficit quantitativo ma anche, nel corso di alcune campagne agrarie, dalla necessità di disporre di frumenti duri con elevato tenore proteico, non sempre reperibili sul territorio nazionale, che la Maremma è in grado di esprimere. Teniamo conto che la produzione di semole di frumento duro è aumentata in maniera costante negli ultimi 15 anni, in ragione delle maggiori richieste dei pastifici determinata dalla domanda dei mercati esteri, si attesta sui 3,8 milioni di tonnellate ed è destinata per il 90% alla industria pastaria”.