GROSSETO – «Ci ha lasciate inorridite la lettura del comunicato dei rappresentanti della Lega sulla presenza di migranti che frequentano i corsi di educazione per adulti,all’interno dell’Istituto Leopoldo di Lorena,in cui tale attività è ospitata,in orario non scolastico» questo il commento della presidente del Centro Donna di Grosseto, Giuliana Gentili, in una nota.
«Palesandola come sollecita preoccupazione per la salute e l’integrità morale dei e delle giovani che frequentano la scuola – prosegue la nota – la Lega esprime il dubbio che gli stranieri (seguiti dal COESO) non abbiamo una sicurezza vaccinale adeguata (dagli all’untore) e che possano essere portatori di affari malavitosi. Come in una sequenza filmica, ci sono passati davanti agli occhi pezzi della storia del secolo passato di cui abbiamo detto, con la nostra Costituzione, “Mai più”. Il comunicato è un condensato dei pregiudizi razzisti “classici”: “l’altro”, il “diverso”, cloaca di tutti i mali, dalle epidemie alla criminalità. Chissà se questi difensori dei valori della famiglia si rendono conto che, oltre i migranti, ci sono altre vittime di queste campagne di odio: le nostre giovani e i nostri giovani, istigati a pensare all’altro solo come nemico da cui difendersi, ad assumere la logica del più forte variamente declinata, sotto i cui colpi cadono i “deboli” di turno?».
«Le donne sono storicamente “l’altro” della società patriarcale – dice ancora la nota – la “differenza”che va controllata, segregata, sottomessa: “porta del diavolo”, “strega in commercio col maligno”,”seduttrice che travia gli uomini dalla retta via” etc etc. La violenza maschile sulle donne, in strada e nelle case, è il retaggio di questo patriarcato, che purtroppo ancora trova ampia manifestazione nella nostra contemporaneità. Contrastare questo terribile fenomeno significa aggredire la cultura patriarcale dalle sue radici, a partire dalla demonizzazione dell’altro, costruire, cioè, una società di persone di pari dignità. Per questo motivo, chi si oppone sinceramente e costruttivamente alla violenza di genere non è razzista».
«Simmetricamente, chi è razzista non può essere un reale oppositore alla violenza di genere – conclude la nota – Il massimo raggio del loro orizzonte può essere quello di insorgere quando l’autore delle violenze è uno straniero, perché “le nostre donne ce le violentiamo da soli”, come evidenziano le statistiche in merito. Essere in piazza nella Giornata contro la violenza maschile sulle donne è anche questo, lottare per distruggere il potere violento del patriarcato in tutte le sue manifestazioni».