GROSSETO – «Purtroppo ci stiamo abituando ad esternazioni di sconcertante bassezza culturale, oltretutto prive di fondamento. Per questo motivo ci fa piacere che questa volta ci sia stata qualche reazione al comunicato
apparso sul Giunco da parte dei leghisti Ulmi e Lolini in merito alla questione di eventuali contaminazioni (sì, avete letto bene, contaminazioni) ad opera di migranti» a dirlo è il circolo di Rifondazione Comunista di Grosseto in una nota.
«Al di là della totale ignoranza sulla gestione dei richiedenti asilo – spiega la nota – che mette in discussione leggi dello Stato (Stato che questi signori dovrebbero rappresentare), la cosa veramente ributtante è che si spacci per azione politica ciò che altro non è che dare corpo e voce ai pensieri più gretti ed agli istinti più bassi che si stanno diffondendo sempre di più grazie anche a comunicati come questo. A proposito, sempre parlando di “marketing politico” che dire dello scambio tessera/spray al peperoncino, oggetto peraltro usato anche dagli stupratori stessi?»
«La scuola – sottolinea Rifondazione – dovrebbe essere il luogo dell’acquisizione dei saperi attraverso un lavoro di collaborazione e cooperazione con un’attenzione costante all’interazione culturale. Dovrebbe essere il punto di partenza per mettere in atto i valori costituzionali che prevedono che essa debba essere “ plurale, laica, ed inclusiva, finalizzata alla valorizzazione della persona, alla rimozione degli ostacoli economici, sociali, culturali e di genere che limitano libertà e uguaglianza”. Ma cosa ci dobbiamo aspettare da chi la considera invece con mentalità aziendale e che per sicurezza nelle scuole intende non la messa in sicurezza degli edifici che ogni tanto crollano sulla testa dei nostri ragazzi e dei loro insegnanti, ma aumentare la presenza della polizia?»
«Ci stanno togliendo la serenità, vogliono coltivare il clima di paura, rintracciare un nemico da odiare – conclude il circolo – la cosa più brutta è che vogliano usare la scuola come luogo di discriminazione. Sono brutti segnali. Se andiamo avanti così, non ci meravigliamo se tra qualche settimana ci sarà un’interpellanza sui parchi contaminati (ah, no, giusto. Forse lì si continueranno a togliere panchine) o magari sulla merce contaminata al supermercato ad opera di mani che hanno un colore di pelle diverso, o forse sugli autobus dove torneremo ai tempi di Rosa Parks. Fare leva sulle preoccupazioni della gente, alimentare la cultura del sospetto non ha mai portato bene all’umanità».