GROSSETO – «La nuova ala dell’ospedale Misericordia di Grosseto rischia di diventare un presidio distaccato e non un ampliamento dell’esistente, mentre gli operatori non aumenteranno, con medici, infermieri e personale sanitario costretti a fare chilometri per rispondere alle esigenze della popolazione. Come sempre le scelte sul futuro dell’azienda sanitaria vengono prese nelle stanze dei bottoni, da amministratori che sembra non conoscano le reali necessità di chi lavora all’interno dell’ospedale grossetano, che mai viene coinvolto nelle decisioni aziendali». A parlare è Sandro Marrini, coordinatore provinciale Forza Italia Grosseto.
«Capita quindi che i cambiamenti che la direzione impone dall’alto mettano in seria difficoltà operatori e cittadini: stavolta ci riferiamo alla nuova ala del presidio sanitario di Grosseto che rischia di non apportare nessun beneficio – come promesso e come dovrebbe essere considerato l’investimento di denaro pubblico – ma di complicare ancora di più la gestione quotidiana delle funzioni ospedaliere. Ancora gli operatori sanitari non conoscono i piani aziendali sull’utilizzo del nuovo immobile: le voci sono incerte e il timore è che il personale debba correre da un punto all’altro del Misericordia per riuscire a portare a termine le sue mansioni. E il timore è giustificato: cambiano i nomi dei direttori ma il metodo resta sempre uguale. Ricordiamo che tra il vecchio presidio e il nuovo ci sono 450 metri circa di distanza, sarebbe logico prendere in considerazione questo aspetto quando si pianificano le funzioni della nuova ala, oppure, come già detto nei giorni scorsi, attuare un serio piano assunzioni che comprenda tutte le figure che lavorano in ospedale, ridotte ad oggi ai minimi termini, con personale costretto a operare in condizioni al limite e con orari sfiancanti».
«La preoccupazione è che con il già esiguo numero di operatori, lo staff debba gestire due ospedali distaccati e ciò andrà a discapito prima di tutto dei pazienti e del diritto alla salute. Si amplia un ospedale ma non si analizza la situazione attuale, è come se si costruisse una casa senza pensare alle fondamenta. L’azienda sanitaria sveli i suoi piani e per una volta parli con gli operatori, coinvolgendoli nelle scelte che riguarderanno la nuova ala del Misericordia».