GROSSETO – Sagre, ma non solo. Dopo la recente sentenza della Corte di Cassazione che di fatto stoppa la somministrazione di bevande e cibo in associazioni sportive e circoli culturali tra cui, tra gli altri, Arci e Acli, Confesercenti torna a ribadire la necessità di regole certe e condivise, di una concertazione da fare con le amministrazioni comunali, e dell’esigenza che si giunga presto ad un regolamento regionale su questo tema.
Un tema non risolto, quello delle sagre, e per cui da tempo Confesercenti si batte. «Dalla primavera sino ai primi mesi d’autunno sono decine le sagre in tutta la Maremma, sagre di ogni tipo, organizzate da ogni genere di associazione. Si tratta di un volume d’affari importante, anche in termini di pasti somministrati, e quindi di una concorrenza sleale rispetto ai ristoratori – afferma Confesercenti -. Spesso non c’è niente di identitario, non c’è legame con la tradizione storica e la cultura del territorio, né c’è vera promozione».
La costruzione del brand di una destinazione turistica richiede molti sforzi, per comunicare la qualità dell’accoglienza, i servizi di un territorio oltre alle risorse per garantirli, risorse sia pubbliche che private, un lavoro costante che non può essere vanificato con definizioni inappropriate come il nome di certi piatti: un esempio, il dessert “Maremma Maiala” che si trova nell’offerta di una manifestazione gastronomica in corso in questi giorni. Un modo svilente di far promozione al territorio».
Confesercenti auspica dunque che si giunga presto ad un regolamento condiviso, che freni certe manifestazioni che di fatto rappresentano una concorrenza sleale verso tutte le attività commerciali: «Oltre al numero dei giorni, spesso più fine settimana di fila (lo scorso anno a luglio e agosto contammo oltre 500 giorni di sagre), si dovrebbero prevedere pochi piatti, da affiancare al piatto tipico da valorizzare. Nella settimana di Ferragosto lo scorso anno è stato tutto un fiorire di appuntamenti, in ogni angolo della provincia. Praticamente ristoranti a cielo aperto che sfruttano i momenti migliori per il turismo, senza doversi preoccupare del resto dell’anno, come invece fanno le attività commerciali che sono un presidio sul territorio 12 mesi l’anno».
Confesercenti ribadisce la necessità di una concertazione: «Serve un regolamento nazionale – afferma Massimiliano Mei Fiepet Confesercenti -. È necessario rendere omogenee le norme tra questo tipo di attività e i locali, sia da un punto di vista fiscale che igienico-sanitario. Pensate solo cosa succederebbe se un locale facesse lavorare un ragazzino sino a oltre la mezzanotte. In alcuni comuni qualche passo avanti è stato fatto, ma non basta ancora: pensiamo allo smaltimento dei rifiuti, i cui costi vengono sostenuti dagli esercenti. Non siamo contro le sagre quando sono autentiche e legate alla tradizione e alla cultura gastronomica di un territorio, ma servono regole. Speriamo che il futuro codice del commercio regionale possa costituire una chiave e uno spartiacque per una regolamentazione seria della materia».