FOLLONICA – Nel dibattito che ormai da giorni riguarda i gessi rossi, i siti possibili di stoccaggio, il rapporto tra industria e territorio, tra economia, ambiente e salute, interviene un nuovo elemento. Stiamo parlando del report sulle acque superficiali e su quelle sotterranee nella zona di Montioni. Si tratta dell’analisi dei dati del monitoraggio elaborato da Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale) delle acque nel territorio interessato dal progetto di “Recupero ambientale e morfologico della ex cava di quarzite di Poggio Speranzona di Montioni con gessi rossi della Venator Italy Srl di Scarlino”.
Il documento è stato citato nella seduta del consiglio comunale di oggi dal sindaco di Follonica Andrea Benini rispondendo ad una domanda di attualità inserita all’ordine del giorno proprio sull’idoneità dei “gessi rossi” come materiale per ripristini ambientali. Durante il suo intervento il sindaco ha ricordato la relazione parlamentare sul ciclo dei rifiuti in Toscana, le preoccupazioni dovute al suo contenuto e l’interrogazione che il consigliere regionale Leonardo Marras ha presentato per chiedere ulteriori chiarimenti sulla natura dei gessi rossi.
Secondo Arpat le attività di monitoraggio delle acque sotterranee e superficiali, condotte nel periodo che va dal 2005 al 2017, come si legge nelle conclusioni del report, non hanno evidenziato variazioni significative rispetto ai criteri normativi adottati, in relazione alle attività di recupero dell’ex cava di quarzite di Speranzona con i gessi rossi.
Il report Acqua completo – A questo link trovate tutto il report elaborato da Arpat
Ecco il testo integrale delle conclusioni del report dell’Arpat – Le attività di monitoraggio delle acque sotterranee e superficiali svolte da ARPAT nel periodo 2005 – 2017, sulla base dei risultati ottenuti nei punti di controllo prestabiliti, non hanno evidenziato variazioni significative rispetto ai criteri normativi adottati, in relazione alle attività di recupero dell’ex cava di quarzite in loc. Speranzona con i gessi rossi. E’ doveroso ricordare che, nelle acque sotterranee, già in fase ante-operam, erano stati rilevati valori elevati di manganese e ferro. Nel corso degli anni sono stati osservati andamenti oscillanti dei parametri solfati, manganese e ferro che possono derivare da un complesso idrochimismo e scaturigini di acque termali presenti nell’area oggetto di studio.
Le concentrazioni dei principali parametri determinati nelle acque sotterranee monitorate sono state confrontate con le Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) e con i valori rilevati in fase ante-operam; sono stati inoltre valutati i trend, cioè gli andamenti statistici nel tempo delle concentrazioni, dei parametrici di interesse.
Per il piezometro T2 dalla elaborazione statistica dei dati di monitoraggio, è risultato un trend in aumento per il parametro solfati, mentre per il calcio è risultata un’assenza di trend. Questi due andamenti non concordanti, riguardanti i due principali parametri indicatori del gesso, ed il fatto che le concentrazioni di solfati rimangono a livelli paragonabili a quelli iniziali, oltre che molto lontane dalle CSC, inducono a ritenere ad oggi poco probabile il legame con la presenza dei gessi rossi. Questi aspetti risultano comunque meritevoli di attenzione e di adeguata rivalutazione alla luce dei prossimi monitoraggi.
Il monitoraggio più che decennale sulle acque del fosso dell’Acqua Nera, nelle due stazioni ubicate una a monte e una a valle dell’immissione del bacino drenante dell’area oggetto di ripristino, dimostra che la stazione di monte presenta concentrazioni medie dei parametri di interesse superiori rispetto alla stazione di valle.
Il confronto dei dati appaiati monte-valle per ogni monitoraggio effettuato evidenzia, prima di tutto, una estrema variabilità dei valori ottenuti, sia a monte che a valle. A conferma di quanto risultante dai valori medi, anche i singoli dati appaiati evidenziano che la maggior parte dei valori misurati a monte risultano superiori rispetto a quelli determinati a valle.
Nelle due stazioni di monte e di valle sono state anche ricercate le sostanze pericolose previste in allegato1 alla parte III del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.; dal controllo è risultato il rispetto dei limiti normativi per tutte le sostanze determinate.
La qualità biologica del fosso Acqua Nera, a valle dell’immissione delle acque che provengono dall’area di ripristino con gessi, sulla base dell’ultimo monitoraggio effettuato a marzo 2018, indica un ambiente di qualità elevata e, sopratutto, che risulta essere invariata rispetto ad un’analoga determinazione eseguita nel 1991 e nel 2015. Questo evidenzia che l’ambiente biologico del corpo idrico ricettore è rimasto praticamente invariato negli ultimi 24 anni.
La qualità dei gessi rossi utilizzati per il ripristino ambientale è stata verificata con un campione prelevato da ARPAT presso lo stabilimento di produzione; i risultati della analisi, sia relativamente al test di cessione di cui al DM 05/02/1998 e relativi limiti , che al tal quale, con riferimento alle CSC di tabella 1, colonna A, allegato 5 alla parte IV del D.Lgs. 152/06, sono risultati conformi a quanto indicato nell’atto autorizzativo della Regione Toscana (DD n. 2835 del 14/03/2017).