GROSSETO – «Giudico positivamente l’appello di Enrico Rossi, Claudio Martini e Vannino Chiti alla ricostruzione di una “sinistra plurale e una coalizione di centrosinistra radicate nella società”. Per costruire qualcosa di importante che raccolga esperienze e energie oggi distanti, anche in Toscana, dobbiamo, però, ripartire dai contenuti e guardare avanti». A parlare è Leonardo Marras, capogruppo del Pd in consiglio regionale.
«Credo se ne debba discutere con serietà e attenzione, andando oltre la proposta classica dell’elenco delle sigle dei singoli partiti, guardando alle vaste articolazioni della società, partendo dai territori, anche con quel civismo che in molte parti della Toscana costituisce un riferimento nuovo di partecipazione alla vita politica».
«Ragiono dal nostro versante, quello del lavoro in Regione. Proprio da qui può arrivare un contributo importante alla ricostruzione della sinistra toscana di governo che guardi al futuro, interpretando ciò che è avvenuto in tutti questi anni di trasformazione. I tre governatori rappresentano un’esperienza che è stata per decenni il modello più avanzato in Italia, in molti ambiti, dalla sanità al welfare locale, alle politiche industriali, al sostegno al lavoro, al governo del territorio e alla salvaguardia dell’ambiente, alla gestione e alla tutela del paesaggio. In toscana si è saputo mettere insieme coesione e sviluppo, la crescita equilibrata con la protezione sociale, l’incontro fecondo tra mondo del lavoro e dell’impresa, la solidarietà sociale e l’innovazione, la cura delle persone, la buona amministrazione. Anche la crisi che ha rallentato il dispiegarsi di questo equilibrio, è stata affrontata con strumenti straordinari, difendendo strenuamente ogni posto di lavoro e rilanciando sul fronte degli investimenti pubblici. Ora bisogna mettere in campo un’idea nuova, forte di questi valori».
«Potremmo accompagnare, quindi, proprio dall’azione in Regione questa nuova fase con un patto di fine mandato in cui mettere a segno altri risultati, alcuni attesi da tempo, affrontando anche i nodi che ancora sono in discussione, come quello dei rifiuti, e inserendo i semi di un nuovo progetto che guardi in avanti e coinvolga le diverse comunità toscane e le forze sociali ed economiche da richiamare ad un confronto aperto. Affrontiamo il tema del decentramento e del rapporto con i territori, del buon funzionamento della macchina amministrativa profondamente cambiata in questi anni, dell’attuazione delle recenti riforme, compreso quella delle aziende sanitarie, puntiamo ad obiettivi realistici riducendo le attese dei cittadini, proponiamo soluzioni concrete per rendere ancora più semplice l’uso dei servizi, tenendo presente il grande tema degli esclusi e della povertà, della capacità di orientare a un nuovo lavoro chi lo perde e aiutare a completare le competenze chi lo cerca, spingiamo per completare gli investimenti nella difesa del suolo e nelle infrastrutture, acceleriamo gli strumenti di sostegno alle piccole e medie imprese. Proposte chiare e concrete nel solco del programma su cui ci siamo impegnati sin qui, ma anche occasione per allargare il nostro insediamento».
«Il Partito Democratico, nel suo ruolo di governo in Toscana, ha la funzione di interpretare i cambiamenti della società per innovare gli strumenti dell’amministrazione attiva. Credo che non sarà una sfida facile, ma che dobbiamo provarci, senza affidarsi soltanto a formule e schemi passati. Ci resta poco tempo per vederne i frutti già dalle imminenti elezioni amministrative, ma abbiamo il dovere di provarci da subito, di lavorare sui contenuti e sui punti programmatici in grado di allargare e, al tempo stesso, di unire il centrosinistra plurale richiamato dall’appello di Rossi, Martini e Chiti».