GROSSETO – Numeri positivi per l’export alimentare maremmano: a dicembre si registra il picco delle vendite per i prodotti artigianali. Una tendenza incoraggiante, anche se il Made in Maremma deve ancora crescere nel comparto enogastronomico, valorizzando le proprie eccellenze per imporsi sui mercati esteri. Ecco i numeri. La percentuale dell’export sull’indotto alimentare maremmano è positiva, seppur non rappresentativa delle potenzialità del territorio: nel primo trimestre 2017 è stato raggiunto un +0,8%, con 78 milioni di euro di vendite. In un anno invece la percentuale aumenta a 3,4%.
«Ancora non riusciamo ad avere una presenza significativa all’estero per quanto riguarda i prodotti alimentari artigianali – spiegano Mauro Ciani, segretario generale di Confartigianato Imprese Grosseto, e Emiliano Calchetti, funzionario dell’associazione di categoria –. Torniamo a ripetere che la richiesta non corrisponde alla qualità di quello che possiamo esportare all’estero: per aiutare le imprese a inserirsi nell’export occorre creare un percorso, guidato dagli enti locali». I presupposti per fare bene ci sono tutti. Nel 2017 le esportazioni di alimentari e bevande in Italia hanno toccato il massimo storico: con un valore di 32,3 miliardi, l’export del settore ha un’incidenza del 1,90% sul Pil. «Nei primi 8 mesi del 2017 – fanno notare ancora Ciani e Calchetti – il commercio internazionale del settore rappresenta il 7,3% del totale dell’esportazioni e cresce del 6% rispetto allo stesso periodo del 2016, accompagnando la crescita del 7,5% del totale delle esportazioni. Anche la Maremma deve allinearsi ai dati italiani: abbiamo le capacità e le condizioni per farlo, forse ci manca semplicemente un canale per arrivare a vendere quello che produciamo nel mondo. Rafforzare il brand Maremma sarebbe un inizio: uscire dal concetto del marchio toscano, identificandoci ancora di più con la nostra realtà territoriale, rappresenterebbe un punto di partenza per rafforzare il credito che possiamo ottenere all’estero. Il passo successivo potrebbe essere fornire alle nostre imprese un modello da seguire e percorsi chiari, definiti, attraverso i quali entrare nei mercati stranieri. Poi sarà la qualità dei prodotti a renderli unici e attrattivi».
Un esempio? Da settembre 2016 ad agosto 2017 le vendite all’estero nel capitolo “Torte, pane con uva passa, panettoni, panettone di Natale, cornetti e altri prodotti dolci della panetteria, della pasticceria o della biscotteria”, che comprende i dolci da ricorrenza, registrano un incremento tendenziale del 5,8%, combinazione di una crescita del 5% sui mercati dell’Unione europea e dell’8,6% per i mercati extra Ue; aumenti a doppia cifra per Stati Uniti (+31,4%), Belgio (+24,2%), Polonia (+15,1%) e Svizzera (+13,9%). Al 30 settembre 2016 l’artigianato alimentare contava 90.055 imprese e fa registrare un calo (-0,8%), ma in misura minore dell’artigianato totale (-1,2%); in crescita i birrifici artigianali (che salgono del 6,5%), i produttori di cacao e cioccolato (in aumento del 3,1%) e le imprese della lavorazione e conservazione frutta e ortaggi e pesce (in aumento: +1,1%). Nel lungo periodo (2012-2017) l’artigianato alimentare mostra una tenuta (+0,1%) rispetto al forte calo (-8%) del totale artigianato. «I numeri che caratterizzano il settore in Italia – conclude Mauro Ciani – devono essere da stimolo per la Maremma per crescere all’estero. Abbiamo tutti i requisiti per esserci: manca solo il salto di qualità finale».