GROSSETO – «Altro che ‘salva ambulanti’: siamo di fronte ad un provvedimento assurdo, che non solo getta ancora di più nel caos il settore del commercio su aree pubbliche, ma lo degrada in modo inaccettabile, privandolo della dignità imprenditoriale e trasformandolo in un’attività marginale, che esiste solo per garantire i livelli di occupazione». Così Anva Confesercenti, sull’emendamento alla manovra sul commercio ambulante, che sposta i termini di rinnovo di scadenza delle concessioni su area pubblica al 2020.
«L’emendamento, però, rinvia solo i termini delle concessioni ancora non rinnovate, lasciando nella più totale ed immotivata incertezza tutti quegli operatori che – obbedendo alla normativa – hanno già terminato la procedura – prosegue Anva -. Questo comporterà ulteriori assurde conseguenze: oltre al disallineamento temporale fra concessioni già assegnate e concessioni da assegnare, i due gruppi avranno anche criteri di selezione diversi. Chi ha già partecipato ai bandi emessi dalle regioni più virtuose, che hanno completato le procedure nei termini inizialmente stabiliti, vedrà applicarsi i criteri previsti dall’Intesa del 2012, mentre le concessioni da assegnare verranno valutate con altri parametri. Una differenza inaccettabile, una vera e propria assurdità politica che si somma ad una giuridica: il provvedimento, infatti, limita la libertà di impresa e relega incredibilmente il settore a fenomeno di natura sociale, il cui unico scopo è garantire l’occupazione».
«La categoria viene di fatto completamente marginalizzata, come avvenne nel periodo del ventennio – continua Confesercenti -. Senza alcun vero motivo, se non per una logica clientelare che punta ad accontentare chi grida di più, anche al costo di fare disastri: un’operazione di cui il governo dovrà assumersi la responsabilità. Auspichiamo che si tratti di un passo falso, e che l’esecutivo possa intervenire in extremis per correggere questa stortura: c’è ancora tempo. Se ciò non dovesse avvenire, a questo punto si deve prendere l’impegno di escludere una volta per tutte il settore dal campo di applicazione della direttiva Bolkestein, già a partire dalla prossima legislatura».