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Mirella Santucci, Infermiera
Gli antibiotici (dal gr. ἀντί “contro” βίος “vita”) sono un gruppo di farmaci attivi nel trattamento delle infezioni batteriche, perché capaci di uccidere i batteri (battericidi) o inibire la loro crescita (batteriostatici).
Lo sviluppo dei farmaci antibiotici, ha rappresentato, una pietra miliare nella storia della medicina contribuendo in maniera sostanziale alla riduzione della mortalità perinatale e all’allungamento della vita media della popolazione.
Grazie al loro profilo beneficio/rischio altamente favorevole, tali farmaci sono stati soggetti nel corso dei decenni ad un uso particolarmente intensivo, collocandosi oggi tra le classi di medicinali a maggior impatto in termini di consumi e spesa a livello mondiale.
Tuttavia, il crescente impiego degli antibiotici per il trattamento di infezioni di origine virale
rappresenta la causa più frequente di inappropriatezza terapeutica a carico di questa classe di farmaci.
Ciò comporta una grave minaccia in termini di salute pubblica per via dello sviluppo di gruppi batterici resistenti alle comuni terapie antibiotiche che rende difficile il trattamento di una gamma sempre più ampia di infezioni abbastanza comuni e facili da contrarre.
L’uso di antibiotici per il trattamento di infezioni virali, il ricorso a molecole ad ampio spettro (cioè che agiscono su molti tipi di batteri) anche quando disponibili antibiotici specifici per un determinato microorganismo, una non corretta durata della terapia ed una sovra – prescrizione sono alla base della crescente resistenza a tali medicinali.
Ma cosa è quindi la resistenza dei batteri agli antibiotici?
La resistenza agli antimicrobici, è un fenomeno naturale biologico di adattamento di alcuni microrganismi, che acquisiscono la capacità di sopravvivere o di crescere in presenza di una concentrazione di un agente antimicrobico (antibiotico in questo caso), che è generalmente sufficiente ad inibire o uccidere microrganismi della stessa specie.
In soldoni è quando un microrganismo, in precedenza sensibile a un particolare antimicrobico, sviluppa in un secondo tempo resistenza nei suoi confronti cosicché l’antibiotico seppur assunto correttamente perde l’efficacia terapeutica.
Quali conseguenze comporta la resistenza agli antibiotici?
Riducendo l’efficacia del trattamento, i pazienti rimangono contagiosi per un tempo più lungo, aumentando il rischio di diffondere microrganismi resistenti generando quindi possibili focolai epidemici. Le infezioni da batteri resistenti ai farmaci di prima linea, devono essere trattate con terapie spesso più costose. Una più lunga durata della malattia e del trattamento, spesso in ospedali, aumenta i costi di assistenza sanitaria, nonché l’onere economico sulle famiglie e la società.
Un uso mirato degli antibiotici porta quindi a benefici sia in termini di salute che in termini economici.
Ecco quindi, alcune informazioni essenziali, sull’uso improprio (eccessiva e indiscriminata assunzione di antibiotici, anche quando “non servono”) e/o non corretto (mancato rispetto le indicazioni terapeutiche) degli antibiotici:
- Gli antibiotici vanno usati solo quando necessario, dietro prescrizione medica, osservando scrupolosamente dosi e durata della terapia indicata dal medico, in particolar modo in età pediatrica.
Di ogni farmaco, e degli antibiotici in particolare, per stabilire il momento più opportuno per l’assunzione (in linea generale mai vicino ai pasti), è importante conoscere la composizione; infatti in taluni casi può esistere una interferenza con il cibo e/o alcuni tipi di alimenti. Tra le classi di antibiotici, questa relazione è evidente con le tetracicline o i fluorochinoloni che andrebbero assunti almeno due ore prima dei pasti, specie se si beve latte o si mangiano latticini (yogurt e formaggi). Il calcio contenuto in questi alimenti, infatti, si lega a questi antibiotici e ne impedisce l’assorbimento rendendoli inefficaci (in ogni caso il pasto rallenta l’assorbimento di qualsiasi farmaco, anche se in maniera non importante). Tuttavia, oltre alla possibile interferenza con i cibi, è bene tenere a mente altre buone norme per l’assunzione dei farmaci. Nel caso degli antibiotici, la cui assunzione è spesso motivata da una infezione che deve essere combattuta il più rapidamente possibile per evitare ricadute o cronicizzazioni, è bene seguire attentamente le indicazioni del medico. Vale a dire che vanno cominciati il prima possibile dalla prescrizione medica senza dimenticare che la dose e l’intervallo tra una somministrazione e l’altra vanno rispettate alla regola.
- La terapia non va mai sospesa prima del termine stabilito, salvo diversa indicazione medica o in presenza di particolari manifestazioni quali prurito, eruzioni cutanee o diarrea che possono denunciare una allergia al farmaco, al fine di evitare la ripresa della febbre, del virus o di complicanze.
Non accorciare quindi, di propria iniziativa, la durata del trattamento (ad esempio terminare la loro assunzione con la scomparsa della febbre anziché continuare per il numero dei giorni che aveva prescritto il medico) e non ridurre la dose da assumere (ad esempio assunzione del farmaco una volta al giorno anziché 2 o 3 volte come prescritto) perché altrimenti, la quantità di antimicrobico presente nell’organismo, sarà insufficiente a combattere efficacemente i batteri, che, sopravvivendo, possono così sviluppare anche resistenza.
- Se abbiamo un dubbio chiedere sempre al medico o all’infermiere.
- Gli antibiotici possono causare effetti collaterali come ad esempio, bruciori gastrici o diarrea.
Eventuali fermenti lattici o protettori gastrici possono essere assunti, dopo averne parlato con il medico e comunque seguendo la sue indicazioni.
- Gli antibiotici non curano e quindi non funzionano contro l’influenza e il raffreddore.
In questi casi una eventuale loro assunzione (per patologia a sovrapposizione batterica) deve essere sempre prescritta dal medico.
- Non conservare le dosi che avanzano di un trattamento antibiotico. Se hai ricevuto più dosi di quello che era stato prescritto chiedi al farmacista le modalità per smaltire i farmaci rimanenti.
- In caso si disponga di antibiotici rimasti da un uso precedente, si raccomanda di non iniziare mai una terapia ‘fai-da-te’, come spesso accade per malattie infettive ricorrenti (cistiti, faringiti, otiti) già note.
L’impiego poco accorto degli antibiotici, ma anche dei farmaci in genere, senza una prescrizione medica può infatti costituire un rischio importante per la salute sia per mancato effetto terapeutico sia per gli effetti collaterali di un uso sbagliato.
- Gli antibiotici (come gli altri medicinali) devono essere tenuti in luogo fresco e asciutto e lontano dalla portata dei bambini.
Fonte:
- Ministero della salute
- Istituto Superiore Sanità
- NICE Guidelines, Antimicrobial stewardship: systems and processes for effective antimicrobial medicine use. Published: 18 August 2015.