GAVORRANO – Invitiamo la Uiltec, e le altre Organizzazioni, a valutare anche la possibilità di soluzioni diverse da quelle sino ad oggi ipotizzate, perché l’iter iniziato dal Dibattito Pubblico potrebbe diventare un vicolo cieco per i gessi rossi, potrebbe davvero far perdere molto tempo prezioso per la ricerca di nuove soluzioni. Esistono ad esempio altri siti, o le discariche, o altre tecniche di produzione, è solo una questione di costi, ma questi costi non possono ricadere sugli agricoltori e sui cittadini in termini di inquinamento». Così il Comitato per la difesa del fiume Bruna risponde alla posizione della Uiltec che nei giorni scorsi aveva messo in guardia l’opinione pubblica e le istituzioni per la grave crisi occupazionale che si potrebbe aprire se ci fossero problemi per lo stoccaggio futuro dei gessi rossi.
«Il Dibattito Pubblico – spiegano dal Comitato – è stata un’esperienza molto costruttiva, ma, a nostro avviso, non ha potuto risolvere i problemi, e questo perché è mancato in alcune parti essenziali. E’ mancato lo spirito propositivo della delibera regionale 2015, che prevedeva il Dibattito per individuare nuovi siti nel territorio, invece i candidati erano già stati scelti a monte dai proponenti, ed è stato di fatto presentato come un referendum Vallina/Bartolina».
«E’ mancata la gente, perché in pochi sapevano del Dibattito Pubblico, ed ancor meno sapevano cosa fosse un “dibattito pubblico”; ai tavoli c’erano per lo più i dipendenti del chimico e le associazioni ambientaliste e territoriali, ma pochissima gente comune. Sono mancati i Comuni, sia quelli direttamente interessati, ad esempio dal possibile inquinamento delle falde, cioè Roccastrada, Grosseto e Castiglione, sia che quelli che avevano sottoscritto gli accordi del 2004 e del 2015».
«Sono mancate le analisi chimiche dei gessi rossi, i c.d. test di cessione, propedeutici a qualunque operazione di recupero ambientale, da eseguirsi nell’utilizzo finale, quindi per esempio a Montioni, nei 21 parametri previsti, e possibilmente in contraddittorio con i Comitati. Già nella sentenza Tar del 1992, il Genio Civile escludeva qualunque uso della Bartolina, perchè le pareti sono fratturate ed in contatto con la falda, e perché il Bruna potrebbe esondare, ma nel Dibattito Pubblico a tale riguardo sono mancate le ipotesi progettuali, ammesso che ve ne siano, e dopo 25 anni di scavi incessanti, con le mine, la situazione è peggiorata, e, ad oggi, molte centinaia di metri cubi di acqua quotidianamente entrano nella cava dalla parete tra la Bartolina ed il Bruna».
«E’ mancata la necessità del recupero ambientale della stessa Bartolina, perché è ancora in attività, ed in più il suo futuro recupero è già stato previsto, con il meraviglioso necessario lago. Tutti gli scenari ipotizzati dai Comitati, di conseguenti catastrofi ambientali, sono contenuti negli atti del Dibattito Pubblico, ma purtroppo mancano nelle conclusioni finali. Quindi, una volta tanto, non si tratta di lungaggini burocratiche all’italiana, ma di un problema molto più complesso di quanto si fosse pensato all’inizio, e bene fanno le amministrazioni a ponderare la situazione, ed immaginiamo che la politica, l’industria e i sindacati, stiano valutando anche le nuove soluzioni».