GROSSETO – L’Anpi, l’associaizone nazionale partigiani d’Italia, ha scritto al sindaco di Grosseto. Una lettera aperta a Vivarelli Colonna per chiedere di ripensare alla proposta di intitolare una via di Grosseto a Giorgio Almirante. Un passo indietro da parte del sindaco, questa la richiesta dell’Anpi, rispetto alla posizione che lo stesso primo cittadino aveva anticipato qualche tempo sui social network. Vivarelli Colonna infatti si era reso disponibile alla “proposta Almirante”. Con questa lettera (che trovate in formato integrale a seguire) l’Anpi spiega al sindaco perché sarebbe sbagliata la scelta di intitolare la via ad Almirante.
“Le scriviamo questa lettera aperta per esprimerle la nostra ferma contrarietà all’intitolazione di una via di Grosseto a Giorgio Almirante, sollecitandoLe il doveroso ripensamento della disponibilità da Lei accordata sul web. Nel fare ciò siamo mossi indubbiamente dal nostro antifascismo, ma anche da altre considerazioni generali e da dati di fatto inoppugnabili: tutti elementi sui quali vogliamo ragionare pacatamente, fuori da qualsiasi motivazione propagandistica. Gli spazi pubblici si dedicano a personalità che nella loro vita hanno dato il buon esempio, che hanno incarnato e promosso valori positivi, i quali stimolano la Comunità ad assumere comportamenti costruttivi e virtuosi che la unificano ad un alto livello culturale e di impegno civile. Perciò la toponomastica ha un forte significato simbolico e svolge un compito pedagogico di primo piano. Il nome di Almirante è invece fortemente divisivo, è inviso ai tantissimi grossetani, anche Suoi elettori, che Si riconoscono nella democrazia nata dalla Liberazione dal nazi-fascismo. Infatti egli evoca il fascismo, il periodo piu cupo della nostra storia moderna, allorché erano conculcate le libertà individuali e collettive delle italiane e degli italiani, la dignità della persona era calpestata da una feroce dittatura che finì per trascinarci in una guerra devastante, come nessun altra mai, al fianco dei nazisti. Il messaggio che verrebbe trasmesso alla città sarebbe pessimo sul piano etico e culturale e Caratterizzerebbe negativamente la Sua amministrazione nell’immediato e nel ricordo dei maremmani”.
“Pensiamo che gli ideatori dell’iniziativa mirino a riabilitare il fascismo come tale, accostandone gli esponenti più in vista alle figure più prestigiose che sono state espresse dal popolo italiano e dall’umanità; perciò a renderlo “normale”, con la stessa dignità che hanno i tanti personaggi storici che abbiamo avuto. E’ stato detto che l’ultimo Almirante si sarebbe adoperato per incanalare l’estrema destra fascista, orfana di Mussolini, nei normali percorsi istituzionali, attribuendogli così un ruolo positivo nelle nostre vicende politiche del dopoguerra. Ouand’anche fosse vero, bisognerebbe non dimenticare che alternative praticabili non ne aveva, e che egli non ha mai, non diciamo abiurato, ma neppure criticato e preso le doverose distanze dal fascismo, né della prima ora né da quello repubblichino che lo vide protagonista di molti misfatti, legando in questa maniera la sua intera esistenza a quel regime vergognoso. Ciò che oggi accade, con la rinnovata aggressività del neofascismo specie contro i più deboli e verso le istituzioni pubbliche, è anche il risultato di quella mancata dissociazione. E’ evidente che fino a quando vi sarà chi si dichiara fascista, e soprattutto agisce come tale, la “pacificazione nazionale” non sarà possibile, né si potrà parlare di quella “memoria condivisa” che ne dovrebbe costituire la base culturale. Altrimenti il risultato, per noi inaccettabile, sarebbe la smobilitazione dell’antifascismo nel momento in cui il neofascismo mostra un rinnovato attivismo, assumendo metodi squadristi contro la democrazia e i diritti dei cittadini. Cos’altro è la marcia su Roma preannunciata per il prossimo 28 ottobre da Forza Nuova, proibita dalle autorità competenti, se non una sfida arrogante alle istituzioni repubblicane e agli italiani? Almirante fu un razzista convinto e militante, precursore se non ispiratore del razzismo attuale”.
“Il fascismo storico e quello “neo” hanno nel loro DNA l’intolleranza verso il diverso, talvolta spinta fino alla guerra. Le migrazioni in atto diventano l’occasione per scatenare campagne isteriche e xenofobe contro gli immigrati, alla ricerca di qualche consenso presso un’opinione pubblica impressionata da una informazione troppo incline al sensazionalismo. Eppure gli immigrati sono esseri umani esattamente come noi, ai quali il colonialismo ha sottratto, e il neocolonialismo di oggi continua a sottrarre, il necessario per vivere dignitosamente. Noi occidentali consumiamo da secoli anche quelle risorse che una distribuzione più equa della ricchezza disponibile nel mondo avrebbe riservato loro. Se è arrivato il momento di restituire una piccola parte di ciò che abbiamo preso e prendiamo, dobbiamo farlo per ragioni di giustizia oltre che di Solidarietà, lavorando contemporaneamente a regole internazionali di scambio commerciale più lungimiranti e improntate al reciproco rispetto e alla pace tra i popoli. Il mondo è cambiato e la violenza non restaurerà quello che non ci sarà mai più, ma acuirà i contrasti, speriamo non fino al punto di mettere a repentaglio la convivenza civile. Ciò nonostante il neofascismo si accanisce contro i cosiddetti “extracomunitari”, inventandone di tutte per portare odio razziale anche là dove gli immigrati si sono sostanzialmente integrati nelle Comunità di accoglienza o non costituiscono un vero problema. Come nel grossetano. Della parte avuta da Almirante nella strage della Niccioleta se ne parla dal giorno del rinvenimento del noto Bando nell’archivio Comunale di Massa Marittima. Furono i nazisti ad assassinare gli 84 minatori che presidiavano gli impianti industriali per evitarne la distruzione. Ma essi vi furono indirizzati dai repubblichini locali, mossi dalla rabbia per l’imminente fine del loro mondo infame, come dall’odio per gli antifascisti vittoriosi, e sicuramente elettrizzati dall’ordine firmato e diramato, perciò fatto proprio, dal capo di gabinetto del ministro Mezzasoma. Meno indagato, ma non meno grave, è il rapporto di quel Bando con l’eccidio di Maiano Lavacchio, in quel di Magliano in Toscana, consumato dai soli repubblichini, uccidendo undici giovani uomini, da Lei commemorato nel Marzo di quest’anno. Se è vero che la terribile strage avvenne circa due mesi prima della pubblicazione del Bando, è altrettanto vero che tramite quel documento veniva ordinato di ripetere quanto avvenuto nella località maremmana ovunque vi fossero sbandati, renitenti alla leva, partigiani. Così Almirante non solo legittimava la carneficina, ma addirittura la assumeva come esempio cui i suoi degni sottoposti avrebbero dovuto ispirarsi. Ora, Signor Sindaco, Le domandiamo: come si può anche soltanto pensare di rendere omaggio pubblico a siffatto personaggio? Non ce ne voglia se, in aggiunta, Le ricordiamo quella lavagna, che reca le ultime e drammatiche parole alla mamma di uno dei ragazzi uccisi a Maiano Lavacchio, conservata da oltre mezzo Secolo nell’ufficio del Sindaco di Grosseto, oggi da Lei occupato. Non si può commuoversi davanti a quella testimonianza umana e contemporaneamente avere parte attiva nella celebrazione di colui che plaudì al massacro. O lasciare che l’affronto si compia. Nell’incontro che abbiamo avuto nello scorso mese di marzo, Lei ci disse di essere persona che sa ascoltare e riflettere su quanto sente. Ne aspettiamo la prova. Allo scopo le alleghiamo il profilo di Giorgio Almirante, elaborato con grande rigore scientifico, anche sulla base di atti processuali noti, dall’Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’età Contemporanea nel 2015”.