GROSSETO – I veri limiti sono sempre negli occhi di chi ci guarda, recita un aforisma famoso. E’ un’affermazione in cui spesso si può riconoscere una persona con disabilità, qualcuno considerato ”diverso” perché non allineato alla massa o lontano da un’idea di normalità maturata chissà dove.
Michele è così, è “diverso” perché autistico, eppure somiglia tanto ai suoi coetanei; ha 15 anni, frequenta la terza media e gli piace fare sport. Gli piace tanto.
«Assomiglio a un delfino. Per parlare con me devi imparare il mio linguaggio». Sono queste le parole che Michele ha scritto in una lunga lettera indirizzata alla redazione del Tg 5, una lettera in cui elenca tutte le cose che sa fare molto bene e in cui racconta tutte le cose che gli piacciono.
In realtà è una richiesta di aiuto, perché Michele si sente solo e praticare sport per lui è difficile.
«Vorrei – scrive con grandi lettere rosse – degli amici per andare sullo skate, qualcuno con cui giocare a pallone, magari qualcuno che insegni agli altri a comunicare con me, perché l’autismo non è contagioso, l’indifferenza invece sì».
Il Tg 5 ha mandato in onda il servizio lunedì sera e nell’edizione di ieri per Michele è giunta una promessa importante. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha dichiarato di volerlo aiutare. «Michele – dice nell’intervista – ha capito una cosa bellissima: che vuole fare sport insieme agli altri bambini. Cercheremo il più possibile – ha promesso – di comunicare e sensibilizzare le associazioni sportive della provincia di Grosseto perché lo sport è l’antidoto migliore per superare le barriere, che spesso sono culturali».
Quest’estate Michele ha frequentato un corso di pattinaggio a Gavorrano, un’associazione gli ha dedicato il tempo necessario alle sue esigenze. Insomma, un gesto che dovrebbe essere considerato normale da chi si dedica ai piccoli appassionati. Purtroppo non è sempre possibile e così Michele, insieme alla sua famiglia, vorrebbe sensibilizzare le società sportive, indipendentemente dalla disciplina, verso un’apertura non solo mentale ma anche concreta nei confronti di coloro, come lui, hanno bisogno di tempi diversi o esigenze particolari. Perché, in fondo, quello che desidera Michele, e ragazzi come lui, è essere libero di muoversi e giocare con gli altri.