GROSSETO – Coldiretti Impresa Pesca Grosseto, in concomitanza con l’avvio del fermo pesca partito il 2 ottobre e che terminerà il 31 di questo mese, ribadisce con forza la propria contrarietà alle modalità con il quale ancora una volta è stato attivato. Rino Manno, presidente della sezione della pesca di Coldiretti, con il presidente Marco Bruni ed il direttore provinciale di Coldiretti Grosseto, Andrea Renna, pur apprezzando le notizie ufficiose secondo le quali questo provvedimento non sarà più previsto nel 2018, tona a stigmatizzare questo provvedimento. “Con l’avvocato Alessandro Antichi stiamo verificando le richieste di pagamento per i nostri associati che ancora a distanza di due anni non hanno riscosso nulla.
I referenti nazionali e regionali di Impresa Pesca di Coldiretti dalla sede maremmana ribadiscono che deve essere riconosciuto, apprezzato e difeso il ruolo attivo dei pescatori quali tutori dell’ambiente.
“Il fermo pesca comunque non ci piace, non ci piaceva prima e non troverà il nostro sostengo neppure in futuro – ha detto Manno. Il blocco delle attività non rappresenta la risposta che attendevamo. Il blocco delle attività della flotta da pesca nel nostro territorio, a nostro parere, non ha davvero senso. In un Paese come l’Italia che importa più di 2 pesci su 3 nei territori interessati, con il fermo biologico, aumenta, peraltro, anche il rischio – continua Renna – di ritrovarsi nel piatto grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, straniere o congelate. Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresa pesca è dunque di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). “Voglio essere chiaro – ha detto Manno-, non vogliamo elemosine, vorremmo solo lavorare, ma visto che non ci hanno permesso di farlo, oggi dobbiamo ricevere quanto garantito per il fermo degli anni passati altrimenti oltre al danno ci sarebbe anche la beffa. Secondo quanto assicurato a livello istituzionale si tratterà dell’ultimo anno di applicazione dell’attuale formula del fermo biologico che Coldiretti, ha più volte denunciato a tutti i livelli, si è manifestata fallimentare. L’auspicio è che dal 2018 si possa mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie”.
“I pescatori sono i primi tutori dell’ambiente – concludono Bruni e Renna – sono le sentinelle nel mare e ogni giorno svolgono un lavoro indispensabile. I pescatori di Monte Argentario, così come quelli delle altre zone maremmane, da tempo lavorano ad un progetto di tutela ambientale che applicano quotidianamente con passione, senza proclami e con l’innata coscienza che da anni in mare si tramanda garantendo prodotti sani di qualità nel rispetto delle norme e per rispondere alle esigenze del mercato e le richieste dei cittadini-consumatori”.