GROSSETO – «Una città si compone di persone, luoghi e memorie, di identità e di differenze. L’intitolazione di un luogo della città deve essere sempre un atto rispettoso delle persone che la abitano, e delle memorie che la città raccoglie». Carlo De Martis, capogruppo Lista Mascagni nel Consiglio comunale interviene sull’idea di intitolare una via ad Almirante.
«La proposta avanzata dal capogruppo della Lega Nord di intitolare una via alla figura di Giorgio Almirante, goffamente ricopiata di getto dai suoi ‘alleati’ di Fratelli d’Italia ed accolta dal sindaco in modo a dir poco grottesco, non pare rispettosa di nulla di quanto sopra – prosegue De Martis -. Giorgio Almirante, per chi ancora non avesse inquadrato il personaggio, ha incarnato ciò che di peggio ha prodotto il nostro Paese: il fascismo. Nulla Almirante si è risparmiato, e ci ha risparmiato».
«Durante il Ventennio è tra i firmati del Manifesto della Razza, che apre la strada alla promulgazione delle leggi razziali e quindi alla fattiva partecipazione del fascismo all’olocausto con la deportazione di numerosi ebrei, molti dei quali transitati anche dal ‘nostro’ campo di concentramento di Roccatederighi – continua -. Durante la guerra Almirante si pone al servizio degli occupanti nazisti aderendo alla Repubblica di Salò, e appone la propria firma a quello che venne denominato il ‘manifesto della morte’, ovvero il bando che ordinava la persecuzione e la fucilazione dei renitenti alla leva, legittimando ogni atto di quella ‘guerra ai civili’ ferocemente coltivata dai nazifascisti, nell’ambito della quale si inserisce anche l’eccidio degli 83 minatori della Niccioleta ad opera di SS tedesche e italiane. Ancora negli anni Settanta viene incriminato per il reato di favoreggiamento aggravato, salvo poi beneficiare di un’amnistia, per aver favorito la latitanza di un terrorista neofascista responsabile della strage di Peteano, uno degli atti più cruenti degli anni di piombo».
«Questo, ovviamente, è solo un breve compendio della biografia di Giorgio Almirante, che mai ha rinnegato la propria adesione al fascismo, partecipando attivamente alla devastazione morale e materiale dell’Italia perpetrata da Mussolini durante il Ventennio, e cercando di reiterarla anche durante gli anni della Repubblica democratica. Il fascismo, in fondo, è un sistema tagliato su misura per quanti hanno bisogno di vivere al guinzaglio dell’uomo forte perché incapaci di confrontarsi con il mondo che li circonda. Figuriamoci di amministrarlo».
«La nostra città invece ha bisogno di essere amministrata, e bene. Sarebbe dunque l’ora che i nostri governanti, dal sindaco in giù, la finissero di giocare a chi è più fascista e ritrovassero un briciolo di decenza, cominciando a lavorare seriamente per il bene di Grosseto. Se ne sono capaci.