GROSSETO – “Dobbiamo sensibilizzare i decisori per un esame approfondito dell’accordo che presenta aspetti controversi ed effetti dirompenti sull’ordinamento democratico, l’uguaglianza di fronte alla legge, l’occupazione, il settore agricolo e agroalimentare, i diritti dei consumatori e dei lavoratori, il settore dei servizi, il principio di precauzione, la salute e l’ambiente”.
Così Andrea Renna e Marco Bruni, direttore e presidente di Coldiretti Grosseto. “Abbiamo inviato a tutti i sindaci del territorio la proposta di delibera a sostegno della nostra iniziativa. E’ importante il sostegno di tutti i primi cittadini della Maremma a questa mobilitazione e a tal fine stiamo contattando personalmente i sindaci per meglio delineare i motivi della nostra azione. Chiediamo di approvare una proposta di delibera da inserire nell’ordine del giorno nella prima giunta utile delle rispettive amministrazioni per una discussione ed una condivisione dell’azione di Coldiretti per un commercio libero e giusto e per un’Europa libera dal Ceta.
L’accordo Ceta non fa dormire sonni tranquilli al mondo agricolo maremmano ha tra l’altro detto Renna. “Questo accordo è un regalo alle grandi lobby industriali dell’alimentare che colpisce il vero Made in Italy e favorisce la delocalizzazione, con riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza, delle ricadute sanitarie e ambientali, oltre che occupazionali”.
“Sebbene l’accordo autorizzi l’accesso al mercato canadese di 171 prodotti ad indicazione geografica dell’Ue tra cui figurano 41 nomi italiani (rispetto alle 289 denominazioni Made in Italy registrate), queste dovranno coesistere con i marchi canadesi registrati.
“Non siamo contrari ai trattati, ma occorre che in questi sia riservata alle produzioni agroalimentari una particolare attenzione che ne tuteli la distintività – dice Marco Bruni, presidente di Coldiretti Grosseto – e possa garantirne la salubrità, la protezione dell’ambiente e la libertà di scelta dei consumatori. Il Ceta non elimina l’ambiguità in cui versano le indicazioni geografiche italiane – conclude Renna – al contrario interviene a vantaggio delle lobby su una situazione caratterizzata dal 90% per cento dei formaggi di tipo italiano consumati in Canada di produzione locale. Poi ci preoccupa in modo particolare la situazione del grano perché il Canada è il principale esportatore di grano in Italia. Con il Ceta – continua De Concilio – si uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada, dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno. Sono questi i motivi che ci hanno imposto di avviare una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei decisori, a cominciare da tutti i parlamentari, che sono chiamati ad esaminare ed a decidere sulla definitiva approvazione del trattato. E’ per questo che chiediamo il massimo livello di riflessione ai livelli istituzionali ed abbiamo chiesto al Presidente Rossi la disponibilità a sostenere la nostra azione tesa ad un approfondimento su una materia così delicata per cittadini ed imprenditori agricoli e non solo”.
Numerose sono le realtà della società civile, del mondo sindacale, produttivo e dell’ambientalismo che esprimono forti preoccupazioni sugli impatti economici e sociali del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo commerciale tra Unione Europea e Canada con la sottoscrizione del documento “Free And Air Alla Ricerca di un commercio libero e giusto”. Prestigiose le firma in calce al documento: Coldiretti, Cgil, Legambiente, Adusbef, Federconsumatori, Movimento Consumatori, Fairwatch e Greenpeace.