GROSSETO – Nelle prossime settimane sarà all’esame anche del Parlamento italiano l’accordo Comprehensive Economic and Trade Agreement (CETA), firmato tra l’Unione europea e il Canada nell’ottobre 2016.
“Questo accordo – afferma Marco Bruni, presidente di Coldiretti Grosseto – è un regalo alle grandi lobby industriali dell’alimentare che colpisce il vero Made in Italy e favorisce la delocalizzazione, con riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza, delle ricadute sanitarie e ambientali, oltre che occupazionali”.
Il 2016 ha segnato un record storico nelle esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy, trend confermato anche nei primi mesi del 2017, che hanno raggiunto il massimo di sempre, arrivando a quota 38,4 miliardi di euro, grazie a una crescita del 4 per cento. A trainare le exportazioni, verso l’Europa ed i Paesi extra UE, in particolar modo Nord America, i prodotti a denominazione d’origine, che per la Toscana significa in primis vino ed olio. Ed adesso questo nuovo accordo che consente alle più prestigiose indicazioni geografiche Made in Italy di accedere con il proprio nome al mercato canadese ma dovranno “coesistere” sullo scaffale con le loro imitazioni di bassa e scadente qualità. Il consumatore continua a non avere vita facile a vantaggio delle lobby industriali che traggono la propria forza dalla mancanza di trasparenza.
“Sebbene l’accordo autorizzi l’accesso al mercato canadese di 171 prodotti ad indicazione geografica dell’UE tra cui figurano 41 nomi italiani (rispetto alle 289 denominazioni Made in Italy registrate), queste dovranno coesistere con i marchi canadesi registrati. I nostri prodotti locali – continua Bruni – potranno entrare nel mercato canadese con il loro nome ma saranno venduti assieme ai prodotti d’imitazione canadese. L’accordo mette a rischio anche le scelte UE ed italiane su OGM e, indirettamente, carne ormonizzata”.
“Non siamo contrari ai trattati, ma occorre che in questi sia riservata alle produzioni agroalimentari una particolare attenzione che ne tuteli la distintività – afferma Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto – e possa garantirne la salubrità, la protezione dell’ambiente e la libertà di scelta dei consumatori. Il Ceta non elimina l’ambiguità in cui versano le indicazioni geografiche italiane, al contrario interviene a vantaggio delle lobby industriali su una situazione caratterizzata dal 90% per cento dei formaggi di tipo italiano consumati in Canada di produzione locale. Poi ci preoccupa in modo particolare la situazione del grano perché il Canada è il principale esportatore di grano in Italia. Con il Ceta – conclude Renna – si uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada, dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno. Sono questi i motivi che ci hanno imposto di avviare una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei decisori, a cominciare da tutti i parlamentari, che sono chiamati ad esaminare ed a decidere sulla definitiva approvazione del trattato”.