GROSSETO – “La sensazione è che l’amministrazione comunale, decidendo di non volersi più occupare della gestione dei circa 90 pozzi irrigui di proprietà pubblica realizzati nel nostro Comune, abbia commesso un grosso errore. Nei tempi e nei modi. Nei tempi, perché annunciare senza alcun preavviso nel mese di aprile che si chiuderanno i pozzi, rischia di far seccare molti giardini della città. E questo non andrà a vantaggio del decoro urbano. Nei modi, perché abdicare a quella funzione finirà per rendere impossibile la gestione dei pozzi, dal momento che costituire consorzi tra molti condomini o cittadini è opera assai ardua, dispendiosa e complicata”.
A scriverlo è Marco Di Giacopo, consigliere comunale del Pd.
“Sia ben chiaro – prosegue – che non è qui in discussione il principio che chi usa i pozzi deve sostenerne i costi, contribuendo così alle spese di gestione e manutenzione. Quel principio è sacrosanto e va riaffermato. Noi lo diciamo a chiare lettere: non vogliamo difendere chi non vuol pagare. Del resto sin dal 2013 l’amministrazione comunale si è incamminata in questa direzione invitando a più riprese i cittadini ed i condomini utenti ad autodichiarare l’uso, così da contribuire alle spese”.
“Nel 2014 il servizio di gestione dei pozzi irrigui fu affidato a Sistema con il precipuo compito di censire tutti gli utenti e di farli partecipare alle spese di gestione. Quel percorso è stato avviato con consistenti risparmi di gestione ed andava proseguito con ancor più decisione sino a raggiungere la completa copertura dei costi.
Non si comprende allora perché, in maniera del tutto inopinata ed improvvisa – proprio nel periodo dell’anno in cui la maggior parte dei pozzi viene riattivata – si è deciso di lasciare i cittadini a secco. Né appare convincente la motivazione per cui sarebbe la normativa ad imporlo. A tale riguardo, se è ben vero che la legge pone limiti all’uso promiscuo, la situazione peculiare dei pozzi irrigui grossetani imporrebbe uno sforzo maggiore per trovare soluzioni che, pur rispettose del dettato normativo, non costringano qualche migliaio di cittadini a far seccare il proprio giardino. Molti pozzi infatti sono stati realizzati dai costruttori privati come opere di urbanizzazione, ceduti al Comune, e da sempre utilizzati anche da centinaia di condomini e cittadini”.
“Si potrebbe allora ipotizzare – insiste Di Giacopo – per rispettare i vincoli di legge, di costituire un consorzio con tutti gli utilizzatori, ma sotto la imprescindibile guida della mano pubblica, l’unica in grado di svolgere una regia senza la quale si costringerebbe di fatto ciascun condominio e/o singolo utente a realizzare un proprio pozzo. Ecco perché la scelta del Comune va ripensata finché si è in tempo. Si mantenga la soluzione più logica e naturale, che è quella di proseguire nell’affidamento della gestione unitaria dei pozzi cittadini da parte di Sistema srl, se del caso costituendo apposito consorzio, con l’indicazione di individuare e censire tutti gli utenti, facendoli partecipare alle spese di gestione. Del resto il compito della politica è di affrontare e risolvere i problemi, non di rimuoverli mettendoli sotto il tappeto. Perché se per eliminare il degrado si tolgono le panchine e per risolvere il problema della partecipazione alle spese di gestione si chiudono i pozzi, ci domandiamo cosa succederà quando si presenteranno problemi agli edifici scolastici”.