GROSSETO – «Il fenomeno degli incendi delle nostre pinete rappresenta non solo un grave danno ambientale ma incide profondamente sulla qualità della vita del territorio con riflessi sulla pubblica incolumità, il tutto senza trascurare il fatto che spesso interessi criminali si nascondono dietro incendi che per la loro estensione, ripetitività e localizzazione sono per lo più dolosi». Afferma il presidente di Federconsumatori Giuseppe De Martis. «Interessi speculativi e criminali ai quali non può essere sfuggito il fatto che, in un contesto come quello italiano devastato dalla cementificazione, la Maremma rappresenti una vistosa eccezione “grazie” da un lato al completo abbandono in cui è stata lasciata dalla Regione e dallo Stato e dall’altra grazie alla lungimirante politica ambientale di alcuni amministratori locali».
«Da sempre la costa che va da Punta Ala a Principina ha subito la piaga dell’incendio boschivo dovuto spesso ad ignoranza, incuria e colpevole imprudenza dell’uomo. Oggi, considerata la ripetitività e la localizzazione dell’evento dannoso non si può non notare come dall’agosto 2012 (con l’incendio che sconvolse Marina incenerendo oltre 50 ettari di pineta) al recente incendio in località Canova, questo tratto di costa è stato interessato da centinaia di rovi non ultimo quello di Principina del 2016, quando solo per caso non ci scappò il morto. A questo punto – prosegue De Martis – per una migliore comprensione del nostro intervento è opportuno precisare che, in merito alla proprietà del territorio interessato dal fenomeno in questione risulta che sulla “mappa del microcosmo pinetato pari a 1200 ettari di pineta dal km 28 della strada delle Collacchie a Principina a Mare mille sono di proprietà privata”».
«È evidente che una seria azione di prevenzione non potrà avere successo senza la concreta e fattiva azione dei privati che di tale bellezza detengono in grandissima parte la proprietà – precisa De Martis -. E’ necessario che il pubblico ed il privato, secondo le proprie competenze, mettano in atto processi di prevenzione, atti a preservare le nostre pinete dagli incendi che in questi anni si stanno verificando con una ripetitività e localizzazione a dir poco sconcertante. Vogliamo ricordare come in questa ottica grande importanza assuma la realizzazione e l’adeguata conservazione delle cosiddette “cesse”, ovvero di piste che interrompano la continuità della vegetazione consentendo di limitare lo sviluppo dell’incendio».
«In effetti tali piste furono realizzate in Toscana già due secoli fa dal Granduca di Toscana che come è noto non ci governa più e quindi ci dobbiamo arrangiare con quel che abbiamo – continua Federconsumatori -. Nella ragionevole ipotesi che si tratti di incendi dolosi crediamo che il controllo del territorio rappresenti il fattore di maggior successo nella prevenzione, azione che certo necessiterebbe dell’impiego fisso di risorse umane ma che risulterebbe di efficiente contrasto alle attività incendiarie. Ritornando all’importanza che rivestono i proprietari privati in questa vicenda è necessario ricordare che l’importante e progressiva distruzione del nostro patrimonio boschivo è legato soprattutto allo stato di degrado delle nostre pinete. Un incendio boschivo si propaga il più delle volte in presenza di un sottobosco ricco di vegetazione secca per poi aggredire gli alberi, con un sottobosco ben curato un incendio si propaga con maggiore difficoltà anche in occasione di incenti dolosi perpetrati tramite l’uso di sostanze infiammabili».
«Ricordiamo a riguardo che, nel caso in cui un incendio nato in una determinata proprietà nel suo sviluppo arrechi danni a terzi, il proprietario di quel territorio è tenuto, per legge, al risarcimento del danno – continua De Martis -. Riteniamo di poter affermare con una certa tranquillità che gli incendi che più sopra ricordavamo avrebbero avuto un impatto meno disastroso e certamente sarebbe stato più agevole il loro contenimento e spegnimento se il sottobosco non fosse stato maltenuto. Siamo convinti che la questione da noi posta non possa essere risolta solo dalle istituzioni locali, né tantomeno da quella dei privati, ma crediamo che qualche risultato nella lotta agli incendi si potrebbe ottenere se tutte le componenti in causa facessero la propria parte con diligenza e secondo quanto la legge loro impone. Nel 2012 il sindaco Bonifazi in seguito al disastroso incendio di Marina annunciò, fra l’altro “obblighi e prescrizioni che tutti i proprietari avrebbero dovuto rispettare: in primis la pulizia, la “tenuta” del sottobosco”».
«Oggi chiediamo quali provvedimenti siano stati emessi dal 2012 ad oggi e se risulta che gli stessi siano stati rispettati per contrastare il rischio incendi. Al fine di evitare che l’incendio doloso possa favorire interessi criminali quali, per esempio, l’edificabilità di aree bruciate, la legge prevede che queste ultime, per almeno 15 anni, non possano avere destinazione diversa da quella preesistente all’incendio e che tali terre non siano edificabili per 10. E tale è la preoccupazione da parte del legislatore che gli incendi boschivi possano dar luogo ad operazioni semplicemente speculative o incentivare quelle di carattere criminale che la legge ha previsto che i Comuni provvedano alla mappatura dei terreni distrutti dal fuoco attraverso l’istituzione di un apposito catasto, elenco di tali terreni deve essere esposto per 30 giorni all’albo pretorio del comune».
«Il tratto di costa in questione, oggetto da tempo di una sequenza distruttiva del proprio patrimonio ambientale a seguito di una serie di incendi di carattere certamente doloso rappresenta una parte importante di quella Maremma che oggi viene indicata come una “tra le destinazioni da visitare entro il 2017” e ancora come “una delle top destinazioni mondiali”. Dal rogo di Marina ad agosto prossimo saranno trascorsi 5 anni, secondo la normativa in essere quei terreni devastati dall’incendio tra 10 anni potranno avere una destinazione diversa e tra 5 potrebbero essere edificabili. Come Federconsumatori vogliamo denunciare il fatto che centinaia di incendi devastano le pinete in un momento in cui il territorio della Provincia di Grosseto tende ad essere oggetto di un turismo di eccellenza. Ci sbaglieremo ma il ripetersi di eventi dolosi nell’ambito di appena un a quindicina di chilometri per la prima volta possono essere ritenuti casuali, per la seconda si può pensare in una serie di sfortunate combinazioni, alla terza anche statisticamente, non si può escludere che tali eventi dolosi si verifichino – conclude – per finalità speculative di matrice criminale».