GROSSETO – «Ripristinare subito la responsabilità in solido delle stazioni appaltanti anche nei confronti dei lavoratori». Lo chiede in una nota Claudio Renzetti, segretario provinciale della Cgil. «In questi anni difficili per troppi lavoratori che impiegati nei settori dei servizi esternalizzati o dati in appalto e subappalto, è stato difficilissimo riscuotere lo stipendio per il lavoro che hanno svolto. Anche nel nostro territorio abbiamo decine e decine di casi in cui alle lavoratrici, nonostante abbiano vinto cause, risultava materialmente impossibile trovare la porta a cui bussare per ottenere quel che gli era dovuto. Con aziende fantasma che letteralmente si volatilizzavano o fallivano appena riscosso il primo stralcio dell’appalto o subappalto, magari per ricomparire sotto altro nome o con una sede all’estero».
«Una macroscopica ingiustizia che attualmente può riguardare più di 3 milioni di persone che lavorano nei settori dei servizi – prosegue la Cgil -: con una forte prevalenza di donne impiegate nelle pulizie, nelle mense, nei servizi amministrativi, piuttosto che in quelli dell’assistenza alla persona o di quelli socio educativi e culturali. Persone che, come le donne impiegate nelle pulizie di uffici, ospedali o fabbriche, spesso devono fare tre turni giornalieri, senza rimborsi spese di alcun tipo e per meno di 900 euro al mese. In orari nei quali nessuno le vede e per questo ‘invisibili’ ai più. Persone che per la Cgil sono importanti, e per le quali si batte perché gli venga riconosciuta piena dignità nel mondo del lavoro e una giusta retribuzione».
«Per questo la Cgil, insieme a quello per abolire i voucher, ha raccolto milioni di firme per il referendum che abolendo l’articolo 29 del Dlgs 276/2003 ripristinasse il principio della responsabilità solidale della stazione appaltante nei confronti dei lavoratori – sottolinea Renzetti -. Perché una volta che fossero violati i diritti contrattuali, dopo aver bussato senza avere risposte alla porta del subappaltatore e dell’appaltatore, almeno la stazione appaltante si prenda una responsabilità. Assumendosi la responsabilità solidale nei confronti di lavoratori troppe volte lasciati a sé stessi».
«Come le donne che a Follonica hanno in corso vertenze con diverse imprese che hanno tutte la stessa sede legale in uno scantinato di Roma per mancato rispetto dei contratti, e che hanno la prospettiva concreta di non riscuotere mai quello che gli è dovuto per il lavoro svolto. O come le dipendenti di una ditta fantasma di Roma che ha vinto la gara per le pulizie dei locali della Prefettura di Grosseto, che durante lo sciopero hanno avuto la preoccupazione e la dignità enorme di andare a pulire gli uffici di nascosto, nottetempo, per non lasciarli sporchi agli impiegati e al pubblico».
«Ecco perché non abbasseremo la guardia – aggiunge Renzetti – finché non sarà ripristinata un’eguale responsabilità tra committente ed appaltatore, per assicurare che le imprese committenti esercitino un controllo più rigoroso di tutta la filiera, facendosi garante della corretta applicazione di norme e contratti. Una volta convertito il decreto in legge – conclude il segretario della Cgil – inizieremo a mobilitarci a sostegno della proposta di legge d’iniziativa popolare “Carta dei diritti universali del lavoro”, in discussione nelle Commissioni lavoro del Parlamento. Una proposta autonoma e coerente che ha l’obiettivo di realizzare l’uguaglianza sostanziale fra chi vive del proprio lavoro, a prescindere dalla natura del suo contratto, dipendente o indipendente. Un progetto del tutto nuovo, in un’ottica non di resistenza ma di attacco e per costruire una prospettiva che punta a condizionare il futuro».
Appalto pulizie Prefettura di Grosseto
Azienda “Trial Service” – con sede a Roma in un ripostiglio
Anno 2011/2013, 7 lavoratrici CCNL multiservizi
Lavoratrici rimaste senza stipendio per mesi. La prefettura di Grosseto è intervenuta con incontri trilaterali poi rivelatisi inutili.
Successivamente è stato proclamato lo stato di agitazione e sono state effettuate due settimane di sciopero, Interrotto solamente perché le lavoratrici non volevano lasciare le stanze sporche agli impiegati; tant’è che nel periodo dello sciopero andavano a dare una sistemata ai locali di nascosto la sera dopo cena.
L’azienda è stata poi convocata presso l’ufficio del lavoro di Grosseto, dove ha sottoscritto un impegno alla copertura degli stipendi arretrati. Impegno naturalmente mai rispettato.
L’unica strada resa possibile dalle norme vigenti è stata quella del blocco delle fatture di pagamento, con multe per il disservizio che sono state comminate all’azienda. Misure inefficaci come deterrente, perché attualmente le risorse non possono essere utilizzate per erogare i salari alle lavoratrici.
La situazione si è risolta solo con la scadenza dell’appalto e l’arrivo di una nuova azienda. Ad oggi la vertenza delle lavoratrici nei confronti della vecchia azienda è ancora aperta. Difficilmente vedranno un Euro.
Appalto pulizie Comune di Castiglione della Pescaia
Azienda “De.Ma” di Sulmona.
Da Maggio 2016 il Comune di Castiglione della Pescaia ha affidato le pulizie alla ditta De.Ma di Sulmona.
L’appaltatore sin da subito ha retribuito le 4 lavoratrici iscritte alla Cgil con paga sindacale inferiore a quella spettante, omettendo anche di pagare le ore fatte in più con la relativa maggiorazione contrattuale, conteggiate con la paga ordinaria. Segnalato alla De.Ma più volte che in Toscana vige un integrativo regionale che prevede un’indennità di presenza giornaliera di € 1.29/giorno, che non è stata corrisposta.
Considerando che la media presenza mensile è di 22 giornate, l’importo mensile omesso è di circa 28 euro/mese. Cifra che ha una propria rilevanza su una busta paga già bassa (nessuno ha il tempo pieno), con la maggior parte delle lavoratrici in famiglie mono reddito. Inoltre, in fase di stipula dei contratti le lavoratrici hanno trovato un accordo per vedersi riconosciuti i rimborsi chilometrici e le spese di lavaggio del materiale. Rimborsi più volte disattesi da parte dell’azienda.
Nonostante l’impegno del Comune di Castiglione della Pescaia a fronte della norma vigente, non è rimasto che aprire la vertenza.