FOLLONICA – «Parlare di diritti umani è buonismo. Parlare di integrazione è buonismo. Criticare gli insulti degli hater è buonismo. Valutare criminali le affermazioni di Salvini è buonismo. Quindi cosa è non-buonismo? L’insulto, il cachinno, il darsi di gomito, il pettegolezzo?». Lo scrittore Roberto Saviano torna ad intervenire sul caso delle due donne rom chiuse nel gabbiotto dei rifiuti della Lidl di Follonica. Già ieri il giornalista era intervenuto a commento delle parole di Matteo Salvini che aveva invocato le “ruspe” al termine di un post a sostegno dei lavoratori.
«Matteo Salvini qualche ora fa ha postato questo video con un commento che è istigazione a commettere reati gravissimi (per esempio sequestro di persona). Deve avergli fatto male, molto male, la palma bruciata a Milano dopo il post in cui invitava a usare una motosega. È evidente che Salvini ha perso la testa, e nel tentativo di intercettare il voto delle persone peggiori del nostro sventurato Paese, non esita ad incitare a realizzare reati gravissimi. Diffondere, senza stigmatizzare, un video in cui due folli sequestrano (e ridono mentre lo fanno) una donna solo perché non italiana è inaccettabile da chiunque, da un comune cittadino e da un parlamentare a maggior ragione. La Politica, tutta, isoli Salvini immediatamente perché chi si allea con lui ne condivide i deliri che come risultato possono avere solo la fine della democrazia. Tutto questo sembra una caricatura e invece è il volto più terrificante del tempo che ci è toccato vivere. Provo pena e disprezzo per i 30mila utenti di Facebook che hanno mostrato apprezzamento per questo abominio. Condivido questo post di Salvini, pur provando ribrezzo, perché è l’unico modo per mostrare quello che ha scritto e avere prova di quanto in basso possa arrivare un politico, di quanto in basso possa arrivare un uomo».
Oggi Saviano è tornato sull’argomento «La storia la conosciamo. A Follonica due donne nomadi vengono rinchiuse da tre dipendenti in un gabbiotto nel retro del supermercato Lidl dove si trovano cassonetti e oggetti fallati. Una volta rinchiuse, uno dei dipendenti riprende la scena mentre una delle due donne strilla spaventata. Gli uomini ridono. “Un gioco era ma quale sequestro di persona!” “Ma voglio vedere se succede a casa tua che becchi una zingara cosa succede…” “Ma quanto buonismo!” Sono questi i commenti che si leggono sui social sotto i post di chi critica il comportamento dei dipendenti della Lidl. Questa parola, buonismo, è diventata una specie di scudo contro qualsiasi pensiero ragionevole, contro qualsiasi riflessione in grado di andare oltre il raglio della rabbia e la superficialità del commento. Qualsiasi cosa non sia circoscritta nel perimetro dell’insulto o che abbia il marchio del sarcasmo diventa buonismo. Una parola sacra, “bontà”, costretta in un contesto del tutto estraneo. Qui nessuno sta facendo appello alla bontà, si vuole analizzare un comportamento e valutarne le conseguenze. Eppure parlare di diritti umani è buonismo. Parlare di integrazione è buonismo. Criticare gli insulti degli hater è buonismo. Valutare criminali le affermazioni di Salvini è buonismo. Quindi cosa è non-buonismo? L’insulto, il cachinno, il darsi di gomito, il pettegolezzo?»