GROSSETO – Associazioni, bandiere dei partiti, studenti, anziani, cittadini. È eterogeneo il gruppo di persone che questo pomeriggio si è riunito in piazza Rosselli per chiedere al prefetto di impedire l’apertura della sede di CasaPound a Grosseto.
«Oggi qui in piazza non c’è solo la Grosseto di sinistra contro quella di destra ma chi si riconosce in 70 anni di storia democratica – afferma Marco Giuliani per l’Arci –. Mi sento di rappresentare tutti quelli che hanno costruito questa democrazia. Quella che apre a Grosseto non è la sede di un’associazione, ma stiamo legittimando un pensiero fascista che in 70 anni abbiamo isolato perché questo era a fondamento del patto democratico. Non si tratta solo di una cosa che riguarda 15 persone, ma di una serie di piccoli episodi che hanno portato alla legittimazione del pensiero di questa gente. E questo perché ci sono forze di maggioranza che accettano di averli al proprio interno. Per questo la piazza oggi è qui per riaffermare un principio visto che non lo fanno a sufficienza le istituzioni. Il principio della libertà di associazione è valido se ci si richiama ai principi costituzionali». E su quanto avvenuto stamani a CasaPound Giuliani precisa «Se chi lo ha fatto si ritiene di sinistra è un imbecille e non ci rappresenta».
Il giornalista Rai Flavio Fusi parla di «Un clima favorevole, se è nata una sede di CasaPound. E se siamo giunti a questo è perché in questi anni la sinistra non ha fatto tutto ciò che andava fatto». L’ex vicesindaco e consigliere regionale Lucia Matergi invece puntualizza «Sono qui come cittadina democratica preoccupata per la deriva della mia città in cui i valori democratici sono stati dati per scontati, forse troppo. E forse questo ha determinato le svolte degli ultimi anni: una giunta con un consiglio comunale che sbeffeggia la parte democratica della città e inneggia a valori che sono rigurgiti di un fascistume di triste memoria. Io mi sento questa responsabilità individuale del dire che sto meglio se non ci sono sedi anche fisiche come quella di CasaPound».
Flavio Agresti, presidente Anpi si dice «preoccupato della situazione che si sta creando in provincia: l’apertura della sede di CasaPound non è un fatto isolato ma un passo di una progressione e non sarà neppure l’ultimo. Si compone un quadro estremamente preoccupante, che richiede una risposta politica e democratica che vogliamo mettere in campo e un’attenzione da parte delle pubbliche autorità che devono guardare l’insieme e valutare il rispetto della legislazione posta a contrasto del fascismo le leggi Scelba e Mancino scritte in un altro contesto e di cui chiediamo una riforma per renderle più severe e più vicine alla costituzione che dice che è vietata la ricostituzione del partito fascista sotto qualunque forma. Decisiva è la prevenzione che si può garantire solo risolvendo i problemi del paese, come il lavoro. Certe situazioni sono infatti il brodo di coltura di questo neofascismo. Noi non siamo un partito come non lo sono le associazioni che hanno aderito a questa manifestazione, ma nel rispetto delle nostre responsabilità vogliamo spenderci sino in fondo per garantire la democrazia e impedire questi rigurgiti do fascismo».