MASSA MARITTIMA – La vicenda “ex Molendi” è la classica occasione mancata. Ed ora, possiamo aggiungere, anche con esiti costosi per la comunità.
Massa Marittima ha perso l’occasione di riqualificare e rendere fruibile un’area che per collocazione avrebbe valorizzato la città, facendole guadagnare in competitiva turistica. L’amministrazione che ho presieduto si era mossa in questa direzione, definendo accordi con la proprietà, reperendo finanziamenti e ottenendo le autorizzazioni; dall’approvazione a larga maggioranza in consiglio comunale fino alla consegna dei lavori.
A cose fatte, su quel progetto un comitato costruì un’efficace campagna che portò l’allora ministro Melandri, con una certa superficialità, a promuovere il vincolo e il conseguente blocco del cantiere. Come è finita lo sappiamo. Se vi sono responsabilità amministrative o penali saranno gli organismi preposti a verificarlo.
Per quanto mi riguarda non ho granché da rimproverarmi, se non il fatto di non aver resistito con più forza all’iniziativa del ministro, confidando in un confronto mai avvenuto. Le principali responsabilità politiche, invece, sono di chi, fuori dalle istituzioni, ha ostacolato quel progetto. Non considerando che, quando si agisce con fini politici questa produce sempre effetti. Positivi o negativi, a seconda dei punti di vista.
Politicamente quella battaglia la perse l’amministrazione e la vinse il comitato. Il risultato per la città è noto: una costosa occasione mancata che dovrebbe far riflettere sui danni, non solo economici, figli di un istinto alla conservazione e alla chiusura che a Massa caratterizza un certi ambienti. Dall’ ex Molendi, passando, se vogliamo, per l’ ex Agraria, il palazzo dell’Abbondanza o l’opposizione agli infissi in Pvc. Per arrivare al divieto dei gazebo per le manifestazioni in piazza. Determinando una sostanziale paralisi da oscurantismo economico e culturale.
Mi chiedo dove si pensi tutto ciò possa portare? Può bastare la contemplazione dei monumenti per dare una qualche prospettiva di crescita e di lavoro? Dovremmo chiederci anche perché le cose che altrove sono possibili a Massa diventano irrealizzabili, non per responsabilità dell’Amministrazione ma per il clima astioso che puntualmente viene alimentato.
Se Massa, nel suo insieme, non s’interroga rapidamente su questo e non rimuove quella mentalità, se non esce dal gioco in difesa di un mondo che non esiste più da tempo e non affronta con determinazione la sfida della contemporaneità, il declino già è in corso sarà inarrestabile. Col rischio che il bel sentimento che proviamo seduti sulla scalinata del duomo, non ci sia nemmeno di consolazione. Ma diventi mera testimonianza di vanagloria.