GROSSETO – «Sulla gestione degli ungulati l’ignoranza la fa da padrona» Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale di Grosseto, il medico veterinario Andrea Guidoni replica al presidente di Confagricoltura, Paolo Rossi «Grave che, per il ruolo istituzionale che ricopre, non conosca ciò di cui parla, andando addirittura a puntualizzare inesattezze. La legge obiettivo, come indicato all’art. 4, comma 9, lettera b, assegna agli ATC funzioni di supporto per la realizzazione degli esami di abilitazione alla caccia di selezione».
«Nessun ritardo, quindi, c’è stato da parte degli ATC grossetani che hanno supportato, dal 23 maggio al 16 giugno giugno 2016, e non a settembre come dichiarato sempre da Rossi, gli esami di circa 1000 aspiranti selecontrollori, iscrittisi entro il 30 aprile 2016 – prosegue Guidoni -. È infatti a seguito della sospensione da parte del TAR che l’ATC non ha potuto regolamentare, prima di settembre, l’accesso alle aree vocate e non».
«Ancora Rossi cita dati inesatti – prosegue Fratelli d’Italia -: i prelievi in selezione non sono 169 ma solamente 71. Che non siano i cacciatori i responsabili dei danni dei cinghiali alle colture lo si evidenzia dalla lettura della normativa in questione che, palesemente, si contraddice già dopo i primi articoli. Infatti, ridisegnandone i confini, la legge 10 divide il territorio agricolo forestale in zone vocate e non vocate: nelle prime, ove la gestione è di tipo conservativo, quindi tendente a mantenere il cinghiale in quelle zone, la gestione dei cinghiali è affidata ai cacciatori, organizzati in squadre, mentre nelle zone non vocate, in cui è stabilita, dalla stessa legge, la necessità di una costante rimozione del cinghiale, le squadre non possono agire. Bene. Dovremmo aspettarci metodi di prelievo più incisivi dove si verificano danni maggiori».
«Questi però sono i risultati: nelle prime, zone vocate assegnate, pari ad una superficie di 173.644 ettari, i prelievi in braccata nella provincia di Grosseto nei mesi di novembre e dicembre 2015 e gennaio 2016, assommano complessivamente a 13.614 cinghiali; nelle seconde, più estese e pari ad una superficie di circa 260.046 ettari, in cui la legge permette solo attività di selezione e/o caccia in numero massimo di tre cacciatori o contenimenti, i prelievi sono di 71 cinghiali in selezione e 120 in forma singola o girata. I numeri, dati ufficiali, parlano chiaro, ed allora spontanee vengono le domande: dove sta la colpa dei cacciatori? Non è forse errata la scelta delle modalità di prelievo fatta dalla Regione? Su una cosa sono d’accordo con Rossi, occorre trasparenza e coerenza oltre che conoscenza e competenza: è grazie a queste che noi siamo abituati ad ottenere consenso e profitto. Senza documentarsi si rischia di mettere assieme un accozzaglia di parole che insieme non hanno senso di stare, come del resto – conclude -, demagogia e populismo.