SCARLINO – «Perché le opere di bonifica delle falde inquinate nella piana di Scarlino e Follonica non sono ancora iniziate?» lo chiede, per il forum ambientalista, Roberto Barocci, che prosegue: «Questa domanda l’abbiamo posta pubblicamente in tutte le occasione in cui ci è capitato di parlare con gli amministratori locali. Le risposte sono sempre state evasive. Oggi invece abbiamo avuto un’altra risposta dal Consulente di Parte nella causa civile promossa dall’avv. Fazzi contro la Scarlino Energia: i lavori non sono iniziati perché non è stato individuato il soggetto responsabile dell’inquinamento».
«Sembra inverosimile – prosegue Barocci -, poiché anche i sassi sanno che responsabile dell’inquinamento a Scarlino/Follonica è l’ENI e chi per essa ha ereditato gli oneri di bonifica, poiché l’ENI ha diffuso sul territorio sia con la dispersione dei fumi, che con i residui solidi di lavorazione (le ceneri di pirite), migliaia di tonnellate di Arsenico. La Regione Toscana, che ha sostituito la Provincia, risponde nel maggio scorso confermando che i lavori non sono mai iniziati, ma non ci spiega il motivo».
«Che i lavori di bonifica dovessero essere realizzati con “urgenza” lo ha stabilito nientemeno che la Commissione Parlamentare d’inchiesta 15 anni fa quando nella sua relazione finale scrisse: “Problemi urgenti di bonifica del territorio si pongono nel rispetto della vigente normativa, includendo nel piano regionale di bonifica le aree contaminate dell’ex impianto denominato di pellettizzazione, che l’ENI vorrebbe fossero escluse”».
«D’altra parte, trattandosi di un inquinamento da Arsenico, cancerogeno certo per l’uomo come definito dallo IARC, fuori limiti per centinaia di volte, ci saremmo aspettati che l’area fosse per lo meno delimitata e controllata e che i lavori iniziassero il prima possibile – afferma Barocci -. Prima della Commissione parlamentare, un’altra Commissione, voluta dalla Regione Toscana, nel 1986 relazionò sulla situazione a Scarlino, scrivendo: “In considerazione delle caratteristiche territoriali ed ambientali della zona in cui è in atto lo smaltimento (o, per meglio dire, l’accumulo) dei rifiuti prodotti dalla società Solmine, si può rilevare una situazione di pressione ambientale, ecologica e di rischio molto preoccupante.” La Commissione affermò, al termine della sua indagine:“E’ urgente la predisposizione di un progetto di bonifica e recupero ambientale della Cassa sterili”:La Cassa sterili, dopo 30 anni, continua a cedere Arsenico alla falda idrica che emerge sul padule di Scarlino e sui fossi campestri».
«Nell’aprile del 2015 era arrivata a compimento la fase amministrativa della procedura di approvazione del Progetto definitivo ed operativo di bonifica, commissionato da diverse società presenti nella zona industriale della piana di Scarlino. Pensavamo che a fare la bonifica fossero tali committenti del Progetto, invece oggi ci è stato detto che tali soggetti lo hanno commissionato con atto volontario, ma che non sono coloro che devono compiere la bonifica. Così concluse il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Grosseto nel 2009, archiviando un’ indagine sulle mancate bonifiche a Scarlino per intervenuta prescrizione dei reati ipotizzati: “Un caso quale quello in esame sarebbe stato un ottimo banco di prova e di applicazione della responsabilità degli Enti, poiché è indubbio che la gestione dei rifiuti da pirite secondo criteri che hanno portato all’inquinamento del suolo e delle falde sia stata operata in vista dell’interesse aziendale”».