FIRENZE – «Nel 2014 i nostri gruppi locali elaborarono una mozione per autotutela dei Comuni di ATO Toscana Sud, dove quanto rilevato dai magistrati era già scritto nero su bianco». Giacomo Giannarelli, consigliere regionale M5S e vicepresidente della commissione Ambiente e Territorio interviene sulla vicenda Ato e sull’operazione della Guardi di finanza che ha portato all’arresto del direttore di Ato Toscana Andrea Corti. «Quando presentammo l’atto nei consigli comunali dei territori coinvolti, Siena Arezzo, Grosseto, gli amministratori locali, soprattutto PD, ci derisero dicendo “se fossero vere la metà delle cose che dite arresterebbero delle persone”. Intanto uno l’hanno già arrestato, altri li hanno interdetti, e non crediamo finirà qui»
«Ma il dato politico importante che oggi denunciamo è il fallimento del sistema di pianificazione dei rifiuti voluto dal PD, Rossi in testa. ATO Toscana Sud era il modello apripista per altri due ambiti territoriali enormi, Costa e Centro. Oggi si può dire, al di là degli arresti, che è fallito da ogni punto di vista. 800 mila cittadini di Grosseto, Arezzo e Siena, pagano la Tari più alta per un pessimo servizio di raccolta differenziata guidato da un sistema, a quanto pare, corrotto alla radice. Altro che modello da esportare al resto della Toscana come vuole fare il PD».
«A noi legali è stato chiesto un contributo tecnico – ha aggiunto l’avvocato Donella Bonciani -. Abbiamo così esaminato documenti pubblici accessibili a tutte le amministrazioni, relativi alla gara d’appalto di assegnazione del servizio a Sei Toscana e al contratto sottoscritto con essa. Abbiamo evidenziato gravi criticità ed irregolarità in entrambi. Questo lavoro si è tradotto in una mozione dove tutto ciò fu chiaramente evidenziato. Nessuna amministrazione l’ha approvata nonostante non si trattasse di sconvolgere il sistema da un giorno all’altro ma di compiere atti di autotutela verso Ato esaminando documenti messi a disposizione da anni ed eventualmente annullare gara e contratto».
«Il contratto del 2013 è stato il primo documento esaminato – continua l’avvocato Claudio Fiori -. Leggendo il contratto emergevano strane situazioni evidenti. Ad esempio prevedeva e prevede che il progetto di realizzazione del servizio approvato fosse da presentarsi dopo l’aggiudicazione, non spiegando quindi prima come il servizio sarebbe stato svolto e con quale importo corrispettivo. Quando ho letto l’articolo della procura che riporta quanto da noi scritto due anni fa nella mozione comprenderete la mia soddisfazione. Nella selezione furono inseriti criteri cuciti su misura per far vincere Sei Toscana».
«Inoltre la durata del contratto indicata da 15 a 25 anni fa in modo che il guadagno sia commisurato alla economicità con cui svolgo il servizio – prosegue Fiori -. L’anno passato Sei ha celebrato i 4,5 milioni di utile, soldi tolti a cittadini con un servizio che costa più del dovuto. Nel caso di scioglimento anticipato del contratto SEI avrebbe diritto al rimborso della TIA non riscossa e altre somme, non compensabili da crediti ATO. In parole povere se il gestore fosse inadempiente a tal punto da chiedere lo scioglimento anticipato il pubblico non solo non avrebbe potuto chiedere i danni ma si doveva tenere il gestore».