GROSSETO – L’ipotesi di abolire il Porta a porta a Grosseto da parte dell’amministrazione di Vivarelli Colonna ha fatto fare una levata di scudi agli ambientalisti decisi a difendere la differenziata dei rifiuti.
«Interrompere adesso la raccolta porta a porta è una scelta sbagliata – afferma Legambiente -. Legambiente ribadisce con forza che la raccolta differenziata spinta dei rifiuti, porta a porta in primis, rappresenta la strategia e l’obiettivo principale da perseguire per la Maremma, e proprio per questo non solo non va interrotta bensì estesa a tutta la città».
«Siamo d’accordo con l’assessore Petrucci quando sostiene che attualmente il sistema di raccolta differenzia – ha spiegato Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente – non funziona a Grosseto, né dal punto di vista della quantità né della qualità, proprio perché l’esperienza pilota dei quartieri di Barbanella e Gorarella è stata mantenuta troppo a lungo senza estenderla a tutta la città. Siamo altrettanto convinti che occorra pianificare un sistema di raccolta differenziata spinta per tutta l’area urbana, estendendo anche la raccolta dell’organico dove ancora non è presente, aumentando l’informazione e la sensibilizzazione nei confronti dei cittadini e cercando di raggiungere tutti. Questa strada permetterebbe di raggiungere in tempi brevi obiettivi strategici e virtuosi (70% di raccolta differenziata al 2020), con benefici economici, ecologici e con lo sviluppo di una filiera del riciclo con importanti ricadute anche in termini occupazionali. L’obiettivo è infatti quello di ridurre la quantità di rifiuti da avviare a smaltimento e di abbassare i costi, oltre a favorire il riciclo e il riutilizzo dei rifiuti».
«Siamo d’accordo sul ritorno della pulizia stradale con divieto di sosta che permette una pulizia più capillare della città, diminuendo anche i piccoli rifiuti che finiscono nelle fognature – prosegue l’associazione ambientalista -. Siamo però contrari al ritorno dei cassonetti stradali, anche se provvisti di lettore di tessera magnetica che permette un miglioramento della raccolta, perché peggiorano il decoro stradale per colpa dei rifiuti abbandonati e portano a risultati non eclatanti dal punto di vista della qualità del rifiuto da avviare a riciclo, con implicazioni significative anche sull’economia dell’intero sistema. Puntiamo subito in alto e pianifichiamo per l’intera città un sistema di raccolta differenziata spinta, in modo da raggiungere sia le quantità richieste dalla normativa sia la qualità essenziale per garantire il successivo riciclo».
«Bisogna dare la priorità all’informazione, la consapevolezza, la disponibilità e la dedizione da parte dei cittadini, per raggiungere obiettivi di grande portata, come fatto in poco tempo da città non solo del nord Italia ma anche del centro come Ancona e del sud come Benevento, Salerno, Andria e Cosenza. È una questione di civiltà, di cultura e di etica, nonché di tutela ambientale che presuppone una capillare campagna di sensibilizzazione e informazione, mancata purtroppo negli ultimi tempi nella nostra città. Siamo pronti a metterci a disposizione dell’amministrazione comunale per un confronto e per dare un contributo concreto alla partita. Legambiente chiede al Comune di portare avanti questo percorso – conclude l’associazione del cigno – applicando anche a Grosseto il modello virtuoso presente in molte realtà italiane ed europee che fa della raccolta differenziata spinta la priorità».
«Che il settore dei rifiuti ereditato dalla nuova Giunta del comune di Grosseto sia in uno stato disastroso è cosa nota, ma sono preoccupanti le dichiarazioni rilasciate, che prevedono di abbandonare la raccolta dei rifiuti, differenziati dai cittadini con il metodo porta a porta, introdotto dal 2010 in alcuni quartieri della città». Proseguono Roberto Barocci per il Forum Ambientalista Gosseto, e Andrea Marciani per Comitato Beni Comuni Grosseto.
«Anziché estendere finalmente tale metodo, riconosciuto in tutti gli studi tecnici del settore come il metodo di raccolta che più fa risparmiare, lo si vuole abbandonare, tornando ai cassonetti stradali, che non garantiscono una raccolta di qualità, vendibile, per la notoria presenza di maggiori impurità, oggi rifiutate dalle industrie. “Sulla gestione virtuosa dei rifiuti urbani non c’è nulla da sperimentare: basta imitare quanto si sta facendo da anni in molti comuni italiani!”, così disse una decina di anni fa Laura Puppato, sindaca di uno dei comune più virtuosi della provincia di Treviso, all’incredulo sindaco di Grosseto, che aveva invocato altro tempo per sperimentare». Affermano Barocci e Marciani.
«Oggi le 14 province che hanno rispettato gli obiettivi di legge e che sono al di sopra del 65% di raccolta differenziata con costi del servizio tra i più bassi, sono tutte realtà che praticano da anni il porta a porta: la provincia di Treviso, che nel 2014 supera l’80%, poi quella di Pordenone con il 76,8%. Al di sopra del 70% si collocano anche Mantova (76,5%), Belluno (72,8%) e Trento (71,3%). Grosseto1 è meno della metà, al 30% ed è la peggiore realtà del centro nord Italia. Ma dal Rapporto Ministeriale dell’ISPRA (Si veda pagina 54 e 173 del seguente LINK) si può verificare che queste provincie virtuose hanno anche i costi minori del servizio: i cittadini pagano la metà di quanto si paga a Grosseto – scrive il Forum ambientalista -. Questo è il risultato rovinoso delle precedenti Giunte».
«Ma chi ancora oggi va raccontando che bisogna tornare ai cassonetti stradali, perché estendere il porta a porta costa di più, non mette nel conteggio di fine anno il fatto che su quelle frazioni raccolte con il porta a porta (oltre il 70% a Barbanella) e vendute non ci sono più i costi di smaltimento e ci sono entrate dalla loro vendita – scrivono Barocci e Marciani -. O meglio ci sarebbero le entrate, se fossero davvero valorizzate, cosa che abbiamo verificato non avviene a Grosseto. Inoltre non basta più raccogliere, come capita, perché entro il 2020, è obbligatorio riutilizzare i rifiuti differenziati almeno al 50 % in termini di peso e, pertanto, conterà moltissimo la qualità della raccolta».
«Quanto affermato dalla assessora Petrucci sulla poca “educazione ambientale” della cittadinanza è contraddetto dalle esperienze di tutte le municipalità dove è stata introdotta con determinazione una raccolta porta a porta: ovunque si è raggiunto l’obiettivo previsto in pochi mesi e la cittadinanza è stata felice di partecipare. La carenza di “educazione ambientale” purtroppo si annida sempre nelle amministrazioni inadempienti. Vorremmo sapere infatti da quale studio tecnico comparativo sono state dedotte le scelte della nuova amministrazione. Temiamo che con queste scelte ai grossetani toccheranno altre multe e altri danni – concludono -, continuando a favorire interessi poco trasparenti».