GROSSETO – “Con l’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta si cambia direzione anche nella trasparenza dell’informazione ai consumatori in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che il consumatore lo sappia”. E’ quanto afferma il direttore della Coldiretti di Grosseto, Andrea Renna, in occasione dell’annuncio fatto dal premier Matteo Renzi che si è impegnato a fare in modo che venga essere riconosciuta come Made in Italy la pasta fatta con grano italiano che non può essere pagato come 20 anni fa.
“Dopo il piano cerealicolo e i contratti di filiera che premiano l’origine nazionale del grano condivisi con determinazione proposti dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina si tratta – sottolinea Renna con il presidente della Coldiretti di Grosseto Marco Bruni – di una necessità per contrastare le speculazioni che nell’ultimo anno hanno provocato il crollo del prezzo del grano duro destinato alla pasta che è praticamente dimezzato (-43 per cento) mentre si registra un calo del 19 per cento per quello del grano tenero destinato alla panificazione con i compensi degli agricoltori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa. Il risultato è che oggi il grano duro per la pasta – continuano i dirigenti della Coldiretti maremmana – viene pagato sotto i 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione e con un “crack” da 700 milioni di euro per il Granaio Italia. In pericolo – precisa Renna- non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy”.
“L’Italia – ricorda Renna- è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta con 4,8 milioni di tonnellate su una superficie coltivata, pari a circa 1,3 milioni di ettari ma sono ben 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero e di queste oltre la metà per un totale di 1,2 milioni di tonnellate arrivano dal Canada. Abbiamo realizzato oltre 20 assemblee e incontri di sezione dal mese di agosto sino ai giorni scorsi dopo la mobilitazione del luglio scorso sotto il Ministero delle politiche agricole. Le risposte per i nostri soci e per tutti gli imprenditori arriveranno solo attraverso l’etichettatura che sarà in grado di dare certezze ai consumatori e remunerazioni agli imprenditori agricoli”.