FOLLONICA – Per la donna che è stata soccorsa dalla Croce Rossa lunedì alla stazione di Follonica l’ultimo vero pasto consumato probabilmente è soltanto un ricordo remoto. Sono vivi invece il degrado, la fame e l’angoscia di un futuro incerto.
In occasione dello sgombero, in seguito alla denuncia del bivacco dei senzatetto accanto ai binari, che ha riscosso molta indignazione, uno degli agenti ha sentito dei lamenti provenire da un capanno abbandonato un po’ più distante dallo stabile principale, da uno dei tanti spazi lasciati a se stessi nell’area della stazione. Si è scoperto così, quasi per caso, l’esistenza della prigione di una donna italiana, intorno ai 50 anni, che da mesi ormai viveva, ovvero sopravviveva, tra le lamiere di una baracca insieme al suo compagno in una situazione di prostrazione e dipendenza.
Per liberarla dall’unica apertura esistente, una finestra, sono intervenuti i Carabinieri, i Vigili del fuoco e la Croce rossa, ma la donna, malnutrita e deperita, nonostante non fosse in grado di reggersi in piedi, terrorizzata non voleva accettare nessun intervento di soccorso. È stato infine il sindaco Andrea Benini, intervenuto a sua volta, dopo un lungo colloquio a convincere la donna a farsi aiutare. Ricoverata all’ospedale di Massa Marittima sta cercando in questi giorni di ritrovare un po’ di forza, di consumare un pasto che può definirsi tale, di sentirsi un essere umano e di imparare nuovamente la definizione di dignità o almeno qualcosa che le somigli.
È una storia agghiacciante, scoperta per caso, che pone molte domande. Perché senzatetto non si nasce e la disperazione non è una scelta. La coppia, stando al primo racconto della donna dopo il soccorso, aveva in precedenza subito uno sfratto. Impossibilitati a trovarsi un’abitazione si erano rivolti più volte alle autorità, che però non hanno potuto aiutarli. Di conseguenza i due hanno dovuto in qualche modo arrangiarsi finché la loro vita non è precipitata in un abisso senza via d’uscita. Infine hanno trovato quella baracca lungo i binari, a suo tempo usata come deposito, hanno tolto il cemento dalle finestre murate e si sono sistemati al suo interno.
Da allora, per un problema ad una gamba, la donna non era più uscita da quelle quattro pareti ed era completamente dipendente dalla volontà del suo uomo. All’interno i soccorritori hanno trovato un ambiente spaventoso, sporcizia di ogni tipo, una scatola di latte e una disperazione che si pensa di trovare al massimo al cinema.