GROSSETO – Un viaggio a Roma che non ha dato le risposte attese. Dal ministero per lo sviluppo economico, nell’incontro tra il commissario Paolo Coscione (nella foto) e la parte sindacale, in rappresentanza dei lavoratori, non emergono grandi novità sulla vicenda Mabro. Del resto una conclusione di questo tipo era già stata preventivata in anticipo, anche in virtù di una trattativa che ancora non ha tutti i tasselli del caso inseriti al posto giusto.
Nuova data. Impossibile, per il commissario, dare risposte ai quesiti delle Rsu, in merito soprattutto al nome dell’imprenditore che dovrà rilevare l’azienda di via Senese. Oltre il cauto ottimismo e gli appelli alla tranquillità, non sono stati forniti ulteriori elementi. Tuttavia l’attesa per la fumata bianca, come nel più classico dei leit motiv targato Mabro, si sposta di qualche settimana. Esattamente al 26 luglio, giorno in cui è previsto un nuovo incontro, di diverso spessore, al ministero, con tanto di annuncio ufficiale. Dopo quel momento ci sarà la presentazione e inizierà la conoscenza dell’azienda da parte dell’imprenditore, in modo da essere pronti per settembre. Tutto questo a meno di contrattempi.
Il nodo capannone. Nessun elemento è stato aggiunto, invece, riguardo al piano industriale e al numero di lavoratori che verranno assorbiti dalla nuova azienda. Per di più sullo sfondo c’è sempre il nodo legato alla struttura, vicenda collegata a Royal Tuscany e il famigerato concordato. Da questi aspetti nasce anche il disappunto dei lavoratori presenti all’incontro. «Siamo arrabbiati e delusi – dice subito Nadia Perino, esponente della Rsu -. Ancora una volta ci siamo presentati a un incontro senza che ci sia stato detto qualcosa di concreto in merito alla trattativa che interessa l’azienda. E dire che avevamo inoltrato la richiesta d’incontro chiedendo chiarezza».
Cassa bloccata. Altra questione sul tavolo è quella degli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione è scaduta il 30 giugno dopo l’ultima proroga, ma il problema è che è scaduto anche l’incarico del commissario, esattamente in data 20 aprile. Impossibile quindi, apporre la firma per la proroga, quindi la cassa al momento è bloccata e tutto diventerà retroattivo dal momento in cui sarà effettiva la cessione. «In questa fase siamo senza sostegno», commenta Nadia Perino. Un altro problema in più nel presente dei circa duecento lavoratori, a cui viene chiesto di guardare al futuro, senza però concedere troppe certezze.