GROSSETO – «Fa male ammetterlo ma ogni giorno per un comparto del settore primario suona una campana a morto e questa volta tocca al settore viticolo e cerealicolo. Da settimane le bizzarrie climatiche stanno causando danni ingenti alle aziende agricole del territorio. L’ultima violenta perturbazione associata alla fortissima grandinata hanno dato il colpo di grazia a molti raccolti locali. Ad essere colpite dai temporali soprattutto le zone di pregio di Scansano e Magliano in Toscana con conseguenze importanti sui vigneti ma anche sui cereali. L’ennesimo bollettino di guerra per un settore in sofferenza e sull’orlo del collasso».
Enrico Rabazzi, vice presidente regionale e presidente grossetano Cia esprime in questo modo la sua preoccupazione per l’intero comparto locale. «Come Cia altro non possiamo fare che esprimere la nostra totale solidarietà ai produttori che hanno visto svanire in poche ore il lavoro e i sacrifici di un anno e forse anche di più».
«Il nostro – continua Rabazzi – è un settore che da decenni, per svariati motivi, ha difficoltà a generare reddito e il maltempo di questi giorni rappresenta evidentemente un colpo durissimo. Abbiamo fatto dei sopralluoghi e il quadro è veramente desolante: viti spezzate, chicchi di uva rovinati, alberi sradicati, danni agli ulivi e ai cereali. E tutto questo, ironia della sorte, mentre si pensava che questo fosse l’anno della ripresa. Una tragedia insomma, interi raccolti spezzati via con inevitabili ripercussioni anche per i prossimi anni».
«Da parte nostra ci siamo già attivati per chiedere lo stato di calamità, per questo invitiamo tutti gli associati coinvolti a mettersi in contatto con i nostri uffici territoriali per poter sbrigare insieme eventuali pratiche. Difficile nascondere la rabbia – conclude Rabazzi – perché se è vero che a nessuno si può imputare la responsabilità del cambiamento climatico, rimane l’amaro per la tanta, troppa indifferenza o superficialità dimostrata dalla politica in questi anni. Ricordiamo infatti che i danni causati dal maltempo si sommano ai danni causati in questi anni da una cattiva politica ha che portato l’intero settore a un passo dal baratro. Le conseguenze della perturbazione sono un colpo di mannaia su un malato allo stremo. E questo delude perché ci porta a pensare che questo Paese pensa di poter fare a meno del settore primario. Un pensiero che spesso a noi agricoltori fa riflettere. La politica si faccia qualche domanda».