FOLLONICA – Mancano pochi giorni a una nuova edizione di FolloWme, il festival internazionale di arte ai margini, giunto alla sua settima edizione. Il titolo di questa edizione è “Lo soffia il cielo”, parola di una strofa di Domenico Modugno tratta dal film “Che cosa sono le nuvole” di Pier Paolo Pasolini. Il festival quest’anno propone, infatti, una riflessione d’arte di Pier Paolo Pasolini attraverso una mostra fotografica, laboratori, cinema e teatro.
L’apertura del festival, venerdì 27 maggio alle ore 18, alla Pinacoteca civica con l’importante mostra fotografica “Ho conosciuto Pasolini nel 1972” di Letizia Battaglia, fotografa di fama internazionale. L’artista, per la seconda volta ospite nella città del golfo, presenterà personalmente i suoi venti “scatti” di Pasolini, fotografate nel novembre del 1972 a Milano durante un accalorato dibattito politico. Scatti “rubati” all’insaputa del fotografato, ma anche scattati dalla loro autrice con l’incosciente spontaneità di chi si trova, per caso, nel momento giusto nel posto giusto.
Contemporaneamente si discuterà con Angela Felice, direttrice del Centro Studi Pier Paolo Pasolini, del suo teatro, con particolare riferimento all’opera “Calderón”, che sarà rappresentata dalla compagnia Gattopicchi, sempre in Pinacoteca.
Martedì 7 giugno alle ore 21.30 Mario Sesti e Fabio Canessa presenteranno i libri “Pasolini – il cinema in 20 tavole” e “Che cosa è il cinema” in Pinacoteca.
Giovedì 16 giugno, alle ore 21.30 nella Piazza del Popolo verrà proiettato il film “Che cosa sono le nuvole”.
Giovedì 23 giugno alle ore 18 in Pinacoteca si svolgerà un laboratorio per bambini sul “movimento come scoperta di sé e dell’altro” condotto da Laura Scudella e in collaborazione con Monica Paggetti.
Il festival si concluderà il 30 giugno con la rappresentazione teatrale della compagnia Gattopicchi “La vita è un sogno” che rielabora il testo dell’opera “Calderón” di Pasolini. Quest’ultima serata si svolgerà al teatro Leopolda ed è una manifestazione a cui gli organizzatori tengono in modo particolare, perché rappresenta il concetto su cui si basa l’intero progetto, ovvero lo scambio cultural-artistico tra professionisti e “outsider”, cioè coloro che vivono in un margine sociale con disagi e storie di vita particolari. Quello che la compagnia Gattopicchi elabora tutto l’anno e propone poi durante il festival, trova così il suo senso; attraverso un gruppo sociale, apparentemente emarginato e spesso ignorato, che anziché chiedere un servizio alla comunità, è esso stesso a darlo, perché “il disagio sa anche offrire”.